Lo ha deciso il gip Alessandra Cecchelli lo scorso gennaio respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dai legali dell’ex premier.
La prima autopsia su Fadil, infatti, aveva accertato il decesso per una malattia congenita rara laddove era stato avanzato il sospetto di un avvelenamento, mai dimostrato dalle analisi eseguite.
Per effetto del supplemento di indagine sono stati finiti sotto inchiesta 12 medici delle equipe dell’Humanitas di Rozzano che ebbe in cura la teste.
Il pool di esperti guidato dall’anatomopatologo Cristina Cattaneo è chiamato ad accertare la relazione tra le cure il decesso.
Va ricordato, però, che questa ipotesi era già stata confutata in occasione della prima perizia.
Per parte sua, l’ospedale si è già detto convinto “dell’assenza di responsabilità dei professionisti”.