La procura di Palermo ha disposto, a seguito di accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza, 24 misure di custodia cautelare per i reati di riciclaggio, autoriclaggio e intestazione fittizia nell’ambito dell’inchiesta sull’infiltrazione mafiosa del clan palermitano dei Fontana a Milano. Infatti, 17 ordinanze riguardano soggetti residenti in città.
Il provvedimento è figlio del sequestro della gioielleria intestata ai Fontana avvenuto nel 2019. Il sistema messo in piedi consisteva nell’utilizzare altre gioiellerie compiacenti e complici per movimentare denaro all’estero. Denaro che poi serviva ad acquistare soprattutto orologi, di grande valore, che venivano re immessi sul mercato e pagati, spesso e volentieri, in contanti.
Un sistema nel quale sono caduti anche personaggi famosi e calciatori che però non sono coinvolti nell’indagine. Ignoravano, evidentemente, le connivenze dei Fontana.
Un commercio remunerativo come attestano anche diverse intercettazioni ambientali.
Non solo. I Fontana piazzavano buona parte degli orologi attraverso le case d’asta a Ginevra e a Montecarlo. In quest’ultimo caso, però, con lo scopo di entrare in affari con il presidente della casa d’aste “Monaco Legend Group” e incassare cospicui guadagni anche da questa fonte.
Nell’ordinanza, a firma del gip palermitano Piergiorgio Morosini, si legge: “Il vantaggio della famiglia, è triplice: innanzitutto, “reinvestire, in assoluto anonimato, consistenti capitali illeciti detenuti all’estero”, in secondo luogo “ottenere un indebito risparmio d’imposta, quando l’acquirente formale era un soggetto extra Ue”. Ma soprattutto, “monetizzare in Italia la liquidità precedentemente detenuta all’estero, attraverso l’incasso in contanti del prezzo corrisposto con la successiva vendita dell’orologio al cliente di turno”. Per i titolari delle gioiellerie coinvolte sono stati disposti gli arresti domiciliari.