L’assessore Giulio Gallera ha scritto al Ministro della Salute: come gestire i circa duemila debolmente positivi in Lombardia?

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Lo scorso 22 luglio, l’assessore al welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera ha inviato una nota al Ministro della Salute Roberto Speranza per chiedere come gestire le persone che sono risultate debolmente positive.
Gallera ha fatto presente che su 8.947 soggetti ancora positivi al Covid in tutto il territorio regionale ce ne sono circa 2.000 che hanno una manifestato una carica virale molto bassa.
Nella nota, inoltre, ha espresso pieno accordo nel garantire la sicurezza delle persone ravvisando però l’applicazione di misure sanitarie sproporzionate.
Queste persone sono costrette all’isolamento perché, secondo le linee guida del Ministero attualmente in vigore, un soggetto può definirsi guarito solo dopo la negatività di un doppio tampone eseguito a distanza di 24 ore.
La nota, che è stata inviata anche all’attenzione del Comitato Tecnico Scientifico e dell’Istituto Superiore di Sanità, includeva altre due richieste di chiarimento inviate in data 10 e 22 giugno.
Una risposta era arrivata già il 23 giugno. Il Ministero, tramite il direttore generale della Prevenzione Giovanni Rezza, aveva risposto di attendere a sua volta il pronunciamento del Cts.
Non si era parlato di nuove linee guida da seguire. In assenza di queste indicazioni, ha spiegato Gallera nell’ultima nota inviata, si sono create situazioni spesso insostenibili con ricadute psicologiche importanti.  A tiolo di esempio aveva citato il caso di una bambina di quattro anni che vive in isolamento perché positiva da lungo tempo.
A dare maggiore peso alla richiesta di nuove indicazioni, Gallera ha inoltrato anche uno studio condotto su 280 soggetti guariti da coronavirus Sars-Cov-2 dall’Irccs San Matteo di Pavia, in collaborazione con l’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna, l’ospedale civile di Piacenza, l’ospedale universitario ‘Le Scotte’ di Siena e il Policlinico di Milano.
Da questo si evince che in alcuni pazienti la carica virale è talmente debole, si parla di una percentuale di sopravvivenza del virus inferiore al 3%, che non rappresenta un pericolo per il contagio.

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