Il reportage sulle Alghe tossiche scoperte anche nel lago Maggiore sta allarmando il web. La documentarista Andrea Valentina Gussoni avverte: “Producono biotossine che possono causare malattie gravi come la Sla e il Parkinson”
Come rilevato in molti bacini acquiferi, anche nel lago Maggiore, si sta assistendo a un fenomeno in evoluzione, quello delle alghe nocive per l’essere umano. A sollevare il problema è la documentarista milanese Andrea Valentina Gussoni, ambasciatrice italiana della fauna selvatica di Gallarate, attraverso un reportage atto a documentare l’allarmante situazione.
Il suo ultimo reportage è stato pubblicato su Youtube solo qualche giorno fa e denuncia le cause che queste piante tossiche possono creare nell’uomo a livello neurologico. Secondo alcuni studi recenti: “Queste alghe producono biotossine in grado di causare nell’immediato danni neurologici gravi e la possibile insorgenza di malattie come Sla e Parkinson”.
Nel documentario sviluppato da Andrea Valentina Guissoni, come riporta anche il Giorno, la documentarista spiega che: “Le alghe tossiche sono diventate un problema mondiale. Sempre più fiumi, laghi e mari vengono contaminati ogni anno. Le principali cause sono due: la prima è l’inquinamento, che trasporta i nutrienti necessari per queste alghe. La seconda è il riscaldamento delle acque: più l’acqua è calda più proliferano e crescono”.
Gussoni, dopo il suo precedente reportage girato in Sudafrica sull’avvelenamento della popolazione locale di otarie che, dopo essere state contaminate, hanno iniziato ad attaccare gli esseri umani, spiega: “Le neurotossine si trasmettono da preda a predatore lungo la catena alimentare. Anche il pescato apparentemente sano può nascondere un pericolo mortale. L’aspetto e il sapore non cambiano e le neurotossine sono termostabili, cioè non si possono eliminare né con il congelamento né con la cottura”.
Questa nuova minaccia potrebbe, secondo la studiosa, avvenire anche nelle acque italiane del lago Maggiore. Un disastro ambientale che rischia di coinvolgere anche l’acqua destinata all’agricoltura. La soluzione, secondo Gussoni, potrebbe trovarsi in una “piccola cozza nativa”, che da centinaia di anni funge da filtro per le nostre acque del lago da tossine e inquinanti e salvaguarda, quindi, l’equilibrio prezioso dell’ecosistema.
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Nicoletta Riccardi, esperta nell’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del Cnr di Pallanza, regala alcuni importanti dati da considerare: “Una sola di queste piccole cozze native è in grado di filtrare fino a 40 litri di acqua al giorno. In 20 anni, la durata media della sua vita, può filtrare centinaia di migliaia di litri d’acqua, svolgendo un ruolo insostituibile”.
Ma l’esperta allarma: “Eppure oggi è gravemente minacciata: le recenti siccità prolungate, con il prosciugamento di vaste aree litoranee, il ruolo nocivo di altri bivalvi alieni introdotti accidentalmente nel lago e l’assenza di adeguate misure di tutela ne hanno decimato la popolazione. “Risulta essere tra gli animali più a rischio di estinzione al mondo, più del panda o della tigre”.
In conclusione, il Lago Maggiore rischia dunque di perdere il suo “esercito di guardie” in un momento in cui i cambiamenti climatici favoriscono la nascita sempre maggiore delle alghe tossiche. Gussoni afferma, come riporta il Giorno: “Ogni singolo esemplare superstite è una speranza di sopravvivenza. Finché ci sono ancora esemplari in vita c’è ancora tempo per intervenire con progetti di tutela e ripopolamento”.