Milano saluta Arnaldo Pomodoro, uno degli artisti più influenti del Novecento e padre di opere iconiche che hanno segnato il paesaggio urbano del capoluogo lombardo e non solo.
Si è spento a 98 anni lasciando un’eredità artistica profonda e riconoscibile in tutto il mondo. Le sue “Sfere” e le sculture monumentali continueranno a parlare al futuro. La Fondazione a lui dedicata continuerà a promuovere la sua visione.

Arnaldo Pomodoro è morto a 98 anni. L’artista milanese, maestro della scultura contemporanea, lascia un segno indelebile nella storia dell’arte e nell’identità visiva di Milano. Le sue opere restano simboli di una città che lo ha amato e celebrato.
Addio ad Arnaldo Pomodoro
Milano perde così uno dei suoi padri artistici più amati e riconosciuti: Arnaldo Pomodoro è morto all’età di 98 anni. Una figura cardine della scultura contemporanea internazionale, un uomo che ha saputo trasformare il bronzo in poesia visiva, capace di dialogare con la città, i suoi spazi e la sua memoria. Ma Pomodoro non era solo un artista: era un costruttore di visioni.
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Le sue opere, monumentali e al tempo stesso intime, sono disseminate nelle collezioni di arte moderna di maggior prestigio in tutto il mondo, ma è a Milano che l’artista ha lasciato il suo segno più profondo. In via Solari, dove ha sede la Fondazione a lui intitolata, e nei luoghi simbolici della città, dalle università agli spazi pubblici, il suo linguaggio fatto di geometrie squarciate e materia viva ha contribuito a definire l’identità visiva del capoluogo lombardo.
Chi era Arnaldo Pomodoro
Nato a Morciano di Romagna nel 1926, Pomodoro si era trasferito a Milano negli anni Cinquanta, entrando subito in contatto con il fermento culturale del dopoguerra. Insieme al fratello Giò, anch’egli scultore, aveva fondato un laboratorio che sarebbe diventato un punto di riferimento per molti artisti. Il suo stile si è imposto con forza sin dagli anni Sessanta: superfici lisce che si aprono, si feriscono, si spezzano in un gioco di pieni e vuoti che rimanda all’inquietudine della modernità.
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Iconiche le sue “Sfere” – come quella collocata di fronte alla sede dell’ONU a New York o all’ingresso del Palazzo della Farnesina a Roma – che sembrano raccontare la tensione tra ordine e caos, tra perfezione e disgregazione. Opere che non sono semplici sculture, ma vere e proprie riflessioni tridimensionali sul tempo, la tecnica, la storia.

Pomodoro e Milano
A Milano, Pomodoro era anche un punto di riferimento umano oltre che artistico. La sua Fondazione, nata nel 1995, ha svolto un ruolo fondamentale nella promozione dell’arte contemporanea. Situata negli spazi di una ex fonderia industriale in via Solari, è oggi uno dei luoghi più importanti per la cultura artistica milanese, ospitando mostre, laboratori, incontri e studi d’artista.
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Negli anni, Pomodoro aveva ricevuto riconoscimenti a livello mondiale: lauree honoris causa, premi internazionali, inviti alle più prestigiose esposizioni. Ma era rimasto sempre legato alla sua idea di arte come atto civile, come impegno verso la società. In più occasioni, aveva parlato del ruolo dell’artista come “colui che scava nel profondo della materia e del pensiero”.
Il cordoglio della città
La notizia della sua morte ha subito suscitato cordoglio in tutto il mondo dell’arte. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha scritto…. “Con Arnaldo Pomodoro perdiamo un pezzo della nostra anima cittadina. Le sue opere continueranno a parlarci, a dialogare con la città, a raccontare chi siamo”.
Il presidente della Triennale di Milano, Stefano Boeri, lo ha ricordato come “un gigante che ha saputo conciliare rigore, sperimentazione e una profonda umanità”.
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I funerali si terranno nei prossimi giorni in forma privata, come richiesto dalla famiglia. La Fondazione annuncia però che organizzerà presto una giornata di commemorazione pubblica e un ciclo di eventi dedicati alla memoria e all’opera di Pomodoro.
“Il movimento della materia”
In un’intervista di qualche anno fa, Pomodoro disse: “Non mi interessa celebrare l’immobilità, io voglio cogliere il movimento della materia, il suo disordine, il suo futuro”. Una frase che oggi suona come un testamento artistico e morale.
In un tempo che sembra spesso ripiegato su se stesso, l’arte di Pomodoro ci ricorda che anche nella frattura, nella crepa, nell’imperfezione, si può trovare bellezza, senso e, soprattutto, un senso di ordine nel caos che ci circonda.