La partnership tra Retelit, Dba Group e A2a ha permesso la nascita di questo progetto: si utilizzerà il calore dissipato dai chip dei server
Più di mille famiglie di Milano potranno godere di acqua calda e di una temperatura confortevole in casa semplicemente grazie ad internet. Detta così sembra futuristica ma il progetto è concreto: il calore dissipato dai chip dei server verrà trasformato in acqua calda e andrà ad alimentare la rete cittadina del teleriscaldamento nel Municipio 6.
Il progetto è nato grazie alla collaborazione tra A2a, Dba Group e Retelit e prevede la realizzazione di un impianto che vedrà al centro il datacenter Avalon 3 proprio di Retelit. Con i suoi più di 3500 metri quadrati e 3.2 MW di potenza, infatti, genera una quantità di calore di scarto che, se adeguatamente trasformato, scalderà le case di 1250 famiglie milanesi. Ecco tutti i dettagli.
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L’impianto
Secondo le stime, l’impianto sarà già operativo nei primi mesi del 2026 e renderà disponibile alla rete 2.5 MWt di potenza termica annuale, con un incremento dell’energia recuperabile di 15 GWh. Ciò significa che il risparmio di petrolio ammonterà a circa 1300 tonnellate equivalenti e che si eviterà di immettere nell’aria circa 3300 tonnellate di CO2: il beneficio, secondo una nota congiunta delle tre società coinvolte, sarà equivalente al piantare 24mila alberi.
“Grazie a questo accordo industriale, che consente di realizzare il primo progetto di questa tipologia in Italia, Milano si conferma tra le città più all’avanguardia nel processo di transizione ecologica” ha dichiarato l’Amministratore Delegato di A2a Calore e Servizi, Luca Rigoni.
Perché un datacenter
I datacenter sono delle strutture che ospitano e quindi gestiscono una mole di dati gigantesca, necessari per il funzionamento di tutto ciò che è connesso. Di conseguenza, per funzionare hanno bisogno di un’enorme quantità di energia e questa necessità è destinata ad aumentare e ad aumentare ancora, considerando quanto la tecnologia sta prendendo piede in ogni settore della vita quotidiana. Per comprenderlo basti pensare che una risposta generata dall’AI richiede 10 volte più elettricità rispetto a una ricerca tradizionale effettuata, per esempio, su Google.
Parallelamente a questo fenomeno, però, i processi di raffreddamento dei componenti dei datacenter rilasciano grandi quantità di calore decarbonizzato. È proprio a questo punto che si inserisce questa nuova tecnologia: sfruttare questo calore permetterebbe da un lato di evitare che vada perso e, dall’altro, di scaldare abitazioni o locali commerciali senza l’impiego di petrolio.