Una fiera che si fa in 2: gli Oh Bej Oh Bej e l’Alter Bej

Dopo il fermo del 2020, dovuto alla pandemia, da sabato 4 dicembre, e fino a mercoledì 8, è tornata, in piazza Castello, la fiera degli Oh bej Oh bej.

Il mercatino, di cui si hanno le prime notizie già nel 1510, coincide con la festa che commemora Ambrogio, il Vescovo di Milano poi diventato anche patrono della città. La fiera, che portava a Milano gli ambulanti da ogni parte della Lombardia, si è via via trasformata in un appuntamento dove trovi un po’ di tutto, da ogni parte d’Italia e del Mondo.

Chi si farà un giro nei prossimi giorni in piazza Castello, potrà scegliere tra prodotti per la casa e per la sua pulizia – dal panno magico che si usa dappertutto al ferro da stiro super compatto – tutto per gli addobbi e i regali/pensierini di Natale, salumi, formaggi e dolci da ogni angolo dello Stivale, abbigliamento – quest’anno vanno tantissimo le sciarpe con la stampa di quadri famosi – e poi ancora libri, tanti libri, a pochissimo prezzo e le bancarelle degli antiquari dove nostalgici e non potranno trovare vinili, gloriose macchine da scrivere Olivetti, orologi da taschino e… molto altro.

La fiera di Sant’Ambrogio è chiamata, con affetto, dai milanesi, “Oh Bej Oh Bej” (espressione in dialetto meneghino che si potrebbe rendere con “belli, belli”) ed era il grido con cui gli gli ambulanti attiravano l’attenzione dei passanti sulle loro mercanzie.
Qualche curiosità:
– La fiera si è svolta, per anni, nelle vie che circondano la basilica di Sant’Ambrogio ed è stata spostata in piazza Castello nel 2012. Doveva essere una soluzione temporanea per permettere la realizzazione di un parcheggio sotterraneo ma poi, ultimati i lavori, la fiera non è tornata negli spazi che sono sempre stati suoi;
– Già nel 1882 si trova una descrizione della fiera nelle colonne del Corriere della Sera che la descrive così: “[…] In tutti i modi la fiera è uno spettacolo gradito, e noi compiangiamo sinceramente quelli che se ne privano, per la paura di trovarsi in mezzo alla folla. Ma di gente tanto suscettibile ve n’è assai poca a Milano se si deve giudicare dal concorso d’ieri. Alle 4 era già buio e la nebbia cominciava ad involgere baracche e folla, ma per le molte strade che conducono a sant’Ambrogio chi veniva via dalla fiera incontrava molte persone che vi andavano, se non altro per poter dire di esserci state”;

– sempre un trafiletto del Corriere del 1883 ricorda che in occasione della fiera, per permettere a tutti di raggiungere comodamente Milano e poi fare ritorno a casa, la società delle Ferrovie del Ticino e quella delle Ferrovie Nord emettevano biglietti speciali che duravano molto di più. Così, con un solo titolo di viaggio si andava e si tornava, risparmiando anche qualche soldo.

Come ogni anno, capita che ci siano bancarelle escluse dagli spazi di piazza Castello e come ogni anno, queste ultime hanno dato origine a una fiera parallela che si chiama “Alter Bej” e si svolge, negli stessi giorni, sul Cavalcavia Bussa, sopra la stazione ferroviaria Garibaldi, zona nord della città.


Alter Bej non è solo “l’altra fiera degli Oh bei”, ma, come si legge sulla pagina Facebook degli organizzatori è un momento: “Che sappia offrire delle opportunità per i cittadini di partecipare allo sviluppo ambientale e sociale del quartiere e creare delle reti di socializzazione e solidarietà”.

E ancora: “Le attività che si svolgeranno nell’ambito del progetto avranno quindi la caratteristica di essere la sommatoria dei contributi di tutti.
Il progetto nasce dalla necessità di tutelare la memoria delle arti e dei mestieri. Si tratta di mestieri che presto scompariranno e pertanto scopo dell’iniziativa è quello di salvaguardare la memoria di queste professioni che potrebbero portare ai giovani in futuro nuove opportunità nel mercato del lavoro”.


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