Puoi aumentare tanto i contributi e andare subito in pensione con questi nuovi metodi legali

I contributi per la pensione si possono aumentare con alcuni modi assolutamente legali, che in pochissimi conoscono.

È possibile aumentare i contributi per la pensione? Ecco cosa si può fare. In Italia è possibile avvicinare o anticipare l’uscita, guadagnando un assegno più alto.

Coppia pensionati
Come aumentare i contributi per la pensione – (MilanoCityRumos.it)

Sono in molti i lavoratori che a pochi passi dall’età della pensione, scoprono di non avere gli anni di contributi necessari per accedervi.

Come aumentare i contributi per la pensione

I contributi previdenziali vengono versati all’ente di previdenza di competenza, generalmente l’INPS, e danno diritto alla pensione, determinando inoltre l’importo della stessa. Più contributi si verseranno negli anni di lavoro, più alto sarà il valore dell’assegno mensile che si percepirà al termine della propria carriera.

Per andare in pensione bisogna almeno raggiungere il limite contributivo prefissato per legge: per quella di vecchiaia servono almeno 20 anni di contributi; per quella anticipata ordinaria non meno di 42 anni e 10 mesi gli uomini e 41 anni e 10 mesi alle donne; 41 anni di contributi per Quota 103 e per Quota 41 precoci, 35 anni per Opzione Donna, dai 30 ai 36 anni per l’Ape Sociale e via dicendo.

Spesso però, il lavoratore o la lavoratrice fatica a raggiungere la quota minima di contributi, anche per via di carriere lavorative sempre più discontinue e della piaga del lavoro sommerso (in nero), cosa che provoca una drastica riduzione di contributi versati.

Quindi, come aumentare i contributi per la pensione? Oltre ai contributi obbligatori che devono essere versati durante gli anni di lavoro dipendente o autonomo, nel nostro ordinamento previdenziale figurano altri 4 tipi di contributi.

Calcolo contributi
Metodi per aumentare i contributi per la pensione – (MilanoCityRumors.it)

Contributi figurativi: vengono versati gratuitamente e sono a carico dell’INPS. Con questi si coprono periodi in cui si è verificata un’interruzione o una riduzione dell’attività lavorativa. L’accredito può avvenire d’ufficio, o in alternativa, deve essere presentata una domanda all’Istituto Servizio Militare.

Ecco i periodi che possono essere coperti dai contributi figurativi:

  • malattia e infortunio;
  • maternità e congedi parentali;
  • disoccupazione ordinaria;
  • cassa integrazione;
  • contratti di solidarietà;
  • mobilità;
  • licenziamento politico;
  • persecuzione;
  • funzioni pubbliche;
  • tubercolosi.

Contributi volontari: li versa autonomamente il lavoratore, previa autorizzazione dell’INPS. Coprono i periodi scoperti dalla contribuzione obbligatoria, nel caso in cui si interrompe l’attività lavorativa.

Contributi da ricongiunzione: si tratta di lavoratori e lavoratrici che hanno maturato contributi in gestioni previdenziali differenti, che possono essere riuniti in un’unica gestione.

Costi dei contributi della pensione: come aumentarli

I contributi suddetti possono avere un corposo costo da affrontare. Per versare volontariamente anni di contributi per esempio, un lavoratore dipendente dovrà pagare 3.900 euro per coprire un anno di contributi volontari; per quanto riguarda i lavori autonomi la spesa è ancora più alta: quasi 4,400 euro per un anno di contributi volontari.

La stessa cosa vale per il riscatto dei contributi, dove il costo varia in base al periodo temporale di riferimento dei contributi da riscattare. Se precedenti al 1996, serve calcolare la riserva matematica, il cui valore dipende da fattori come sesso, età e retribuzione data alla domanda.

Per stabilire il costo del riscatto per i contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996, è invece opportuno applicare alla retribuzione lorda annua l’aliquota contributiva obbligatoria (il 33%). Se la retribuzione media è di 20.000 euro l’anno ad esempio, riscattare un anno di contributi costerà circa 6.6000 euro.

I contributi figurativi e da ricongiunzione sono invece gratuiti o a basso costo. Chi ha prestato servizio militare può richiedere il riconoscimento di contributi figurativi per gli anni svolti.

Allo stesso modo per la ricongiunzione dei contributi in un’unica gestione. L’operazione richiede basso costo e consente di ottenere una versione di importo più alto. Tale domanda va presentata dall’interessato e i periodi da riunire non devono essere già stati utilizzati per liquidare una pensione. La ricongiunzione dei contributi è diversa dal cumulo dei contributi, perché in quest’ultimo caso ogni cassa pagherà la propria quota indipendentemente, senza che questo comporterà l’aumento dell’assegno previdenziale.

In quest’ultimo caso comunque, il vantaggio è che in presenza di contributi versati in una casa previdenziale, insufficienti per il diritto alla pensione, senza il cumulo questi contributi andrebbero persi, ricevendo un assegno previdenziale più basso del previsto.

Pensione supplementare e complementare

Per avere un assegno più alto possiamo ricorrere alla pensione supplementare e la pensione complementare. Nel primo caso, il lavoratore o il libero professionista che ha versato i contributi in differenti gestioni, non può riunirli in un’unica cassa attraverso il cumulo o la ricongiunzione dei contributi. Questo avviene quando non si sono versati abbastanza anni di contributi per maturare una pensione, in nessuna delle gestioni aperte. L’INPS permette di avere una pensione supplementare da aggiungere alla pensione ordinaria, aumentandone l’importo. La pensione complementare, differentemente, è molto apprezzata nell’ultimo periodo, perché fa sì che un assegno pensionistico riconosciuto al lavoratore che ha versato contributi o destinato il suo TFR a un fondo privato maturi.

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