Le ferie sono un diritto ma è anche possibile tramutarle in corrispettivo economico in alcuni casi e in accordo con il datore di lavoro.
Questi giorni di pausa dal lavoro che sono regolarmente retribuiti devono essere utilizzati dal dipendente, in accordo con il proprio datore di lavoro, al fine di riposarsi ma avere comunque il proprio stipendio. In alcuni casi può succedere che le ferie non siano godute, che subentri poi una situazione particolare come il licenziamento o il pensionamento o ancora potrebbe accadere che la persona non gode delle sue ferie per motivi personali o perché queste sono soggette a scadenza.
In diversi casi il datore si trova nella condizione di pagare quindi corrispondere quella giornata non fruita e quindi di eliminare quei giorni di ferie dal calendario di disponibilità. Le ferie infatti non sono solo un giorno di pausa ma hanno un peso importante, sono riportate nei contratti nazionali e soprattutto compaiono in busta paga, quindi hanno un bilanciamento ben diverso da quello che si potrebbe immaginare.
Ferie non godute: quando vengono pagate
Monetizzare le ferie è possibile, dopotutto queste sono così importanti da essere tutelate dall’articolo 356 della Costituzione e devono corrispondere ad un periodo minimo di 4 settimane per ogni anno di lavoro, quindi se una persona ha lavorato per un intero anno presso quella sede. Il dipendente non può rinunciare alle ferie e non può scegliere in autonomia di farsi pagare le ferie. Di norma il funzionamento per l’uso delle ferie è il seguente: 2 settimane entro il 31 dicembre anche in via continuativa, 2 settimane entro la fine dell’anno anche non continuative. Poi ognuno può stabilire anche delle differenze, questo è il minimo secondo la legge.
Ci sono casistiche in cui le ferie vengono pagate, ma solo in situazioni specifiche: quando le settimane e i giorni superano la durata utile dal punto di vista legale, per contratti inferiori a un anno, per la fine del rapporto di lavoro. Inoltre è bene specificare che anche se le ferie sono un diritto, queste maturano nel tempo, quindi vuol dire che ogni mese scattano e si sommano. Durante i periodi di maternità facoltativa non spettano, idem per malattia del bambino, sciopero, sospensione del lavoro a zero ore.
Quando assentarsi invece è qualcosa da scegliere sempre in accordo con il proprio datore di lavoro. In questo modo infatti si può consentire un lavoro facile e organizzato senza creare problemi in termini operativi, pur godendo totalmente del proprio diritto.