Gucci cambia: da Roma a Milano, esodo con polemica. I dipendenti sul piede di guerra

Gucci dice no. La nota casa di moda combatte l’inflazione con la chiusura della sede di Roma. Tutti a Milano, ma è polemica.

Gucci cambia sede. La nota azienda di moda chiude a Roma per trasferirsi definitivamente a Milano. Decisione necessaria dopo i conti nell’ultimo periodo. Il brand non è in crisi, ma proprio per rimodulare spese e servizi, l’unica cosa da fare era cambiare approccio e soprattutto ubicazione. Il reparto design e sartoria andranno al nord, con relativa rimodulazione dello staff.

Gucci Milano
Gucci trasloca a Milano (ANSA-MilanoCityRumors.it)

Nello specifico 153 dipendenti su 219 del totale forza lavoro hanno accettato il trasferimento. Altre 66 persone, invece, sono in stallo. Il problema sono i costi, le risorse umane a cui è stato chiesto di trasferirsi non possono affrontare un cambio repentino di cittadinanza. Non è una questione di gusto, ma un vero e proprio impedimento economico: l’insofferenza è data dall’ascesa degli affitti.

Gucci, cambio sede improvviso: tutti a Milano tra agitazione e polemica

La vita a Milano costa il doppio, se non il triplo e molti non ce la fanno a sopportare tale tendenza. Trovare casa, sistemarsi, vivere potrebbe essere un’impresa che quasi 70 persone non vogliono condividere. Più per impotenza che per altro. Qui comincia la seconda fase: il disappunto della forza lavoro è dovuto al fatto che, in caso di mancato ricollocamento, l’impiego potrebbe essere a rischio. I dipendenti, infatti, temono ripercussioni senza ritorno.

Roma Gucci
Il noto brand pronto a chiudere la sede romana (ANSA-MilanoCityRumors.it)

In accordo con i sindacati, infatti, hanno cominciato lo stato di agitazione credendo di perdere il posto: “Ancora non è chiaro – fanno sapere i rappresentanti sindacali – cosa farà chi non accetta il trasferimento. Questo è un licenziamento mascherato”, dicono. La questione è proprio la modalità di comunicazione con cui queste persone sembrano essere state messe all’angolo.

In molte temono il licenziamento per questo l’incontro con le parti sociali deve essere il prima possibile: già il 17 novembre c’è stata una mobilitazione, lo stato d’agitazione continua nella speranza di trovare un punto d’incontro. Anche se il futuro appare più in salita che altro: le speranze sono relative al contro esodo. Evitare che ci sia una vera e propria moria. Anche se la parola d’ordine adesso è equilibrio, per uno stallo che non accenna a sbloccarsi.

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