Vincenzo Mollica il 27 gennaio compirà 71 anni, ma intanto è in scena agli Arcimboldi con il suo spettacolo: “L’arte di non vedere”.
Il Presidente chiama a raccolta i suoi adepti. Vincenzo Mollica, il prossimo 27 gennaio saranno 71 anni, si regala un’altra divagazione nell’arte teatrale. Il 15 gennaio torna in scena con il suo spettacolo “L’arte di non vedere”. Dopo il successo di Roma, la rappresentazione arriva anche a Milano. Una scelta precisa che vuole segnare una tappa importante: “Questo compleanno – racconta Mollica a Il Giorno – mi sono fatto un regalo.
Lo spettacolo lo dedico a chi mi è stato vicino (e continua a farlo) nella vita”. Parole che suonano come l’ultima grande armonia di un maestro del giornalismo capace di suonare e risuonare, ancora oggi, con la dialettica. I suoi servizi, così come le interviste, sono e restano poesia. Aneddoti e segreti da cui trarre il massimo possibile per cercare di fare la differenza o semplicemente imparare ad amare un mestiere quasi quanto ha fatto lui.
Assunto in Rai più di quarant’anni fa – “Con Mentana agli Esteri abbiamo fatto la gavetta, ci hanno preso a due giorni di distanza” – ha portato una ventata di novità nell’informazione che si respira ancora oggi. Proprio come la capacità di fare la differenza con preparazione, lucidità, rispetto ed educazione. Uno dei suoi maestri fu Enzo Biagi, poi l’amicizia con tanti altri grandi. Da Federico Fellini a Celentano, passando per Roberto Benigni.
Ha intervistato e raccontato davvero chiunque, anche a livello internazionale. Sono pochi quelli che non ha avuto il piacere di ascoltare. Adesso, dopo aver messo sotto torchio – sempre con fermezza e rispetto – gli altri per una vita, ascoltano lui. Parlare, raccontare, mettere insieme i pezzi di un’esistenza che sembra un film. Il potere della memoria e dell’intelletto sopra ogni altra cosa. Questo serve, secondo Mollica, per affermarsi ancora oggi nonostante i tempi che cambiano.
La malattia (il glaucoma alla vista, il Parkinson e il diabete mellito di tipo 2 che ha ereditato dal padre) gli ha insegnato a cogliere ogni occasione. Quindi esercita quel che ancora gli riesce meglio: l’arte del ricordo e della retorica, senza scadere nel banale, ma mettendo ordine a un archivio di vissuto e possibilità che servono da esempio per chi ha la capacità di ascoltare e cogliere ogni sfumatura di una vicenda.
I siparietti, ma anche le difficoltà di un appassionato che cercava di affermarsi sgomitando senza supponenza: “La memoria è la mia nuova vista”, dice. Quindi insegna agli altri a vedere con gli occhi dell’amore. Aspettando il prossimo compleanno, magari con un altro regalo super. Esattamente come quello che ha ricevuto lo scorso anno da Fiorello, ma è necessario ribadire che l’affetto per Mollica va oltre le singole persone. Il giornalista, per chi lo ha vissuto e frequentato, rappresenta un pezzo di storia del Paese. Portato in scena con la grazie di chi ha vissuto tanto e ancora molto ha da vivere.