Io sono questo, e anche se a volte mi fischiano, anche per un film come: “Un eroe borghese” e “Mery per sempre”, non mi hanno dato una coppa del nonno, c’è sempre una grande sincerità in quello che faccio.
Commissario liquidatore di un istituto bancario, benché fosse oggetto di pressioni e minacce, assolveva all’incarico affidatogli con inflessibile rigore e costante impegno. Si espose, perciò a sempre più gravi intimidazioni, tanto da essere barbaramente assassinato prima di poter concludere il suo mandato. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti sino all’estremo sacrificio.
(Carlo Azeglio Ciampi – Presidente della Repubblica)
Non voglio sostituirmi alla polizia o ai giudici, certo è una persona che in termini romaneschi: “Se l’andava cercando”
Giulio Andreotti è il più potente della DC, ma il più pericoloso
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Nel panorama dei nomi che, negli ultimi vent’anni, hanno tenuto a galla il cinema italiano, quello di Michele Placido occupa una posizione di giustificato rispetto. Nato nel piccolo comune pugliese di Ascoli Satriano, a 18 anni, dopo gli studi superiori a Foggia, si trasferisce a Roma entrando in Polizia, prestando servizio, in prima linea, durante gli scontri tra manifestanti universitari nell’ambito delle manifestazioni legate al movimento sessantottino.
Intrapresi gli studi all’accademia nazionale d’arte drammatica lascia la divisa per iniziare la carriera teatrale. Come attore cinematografico si fa notare al fianco di Ugo Tognazzi e Ornella Muti nella commedia: “Romanzo popolare“, ” diretto da Mario Monicelli, nel 1974. E l’inizio di un folgorante percorso che lo vedrà successivamente impegnato in ruoli difficili, come l’eroico insegnante in: “Mery per sempre“, di Marco Risi, e del giudice Falcone in: “Giovanni Falcone“, di Giuseppe Ferrara. Il ruolo che però diede grande e decisivo impulso la sua popolarità fu quello del commissario di polizia, Corrado Cattari, nelle prime 4 miniserie di:”La Piovra“, ancora oggi la serie televisiva, trasmessa dalla Rai, di maggior successo di tutti i tempi, con una eco internazionale.
Come regista presenta la sua prima opera al Festival di Cannes, del 1990, con: “Pummarò“, sul problema dello sfruttamento lavorativo degli extracomunitari, dando il via a una serie di titoli legati a temi sociali, puntando il dito contro la corruzione ed i torbidi intrighi tra il potere politico e la malavita. Nel 1995 affronta coraggiosamente una pagina della storia politica italiana, nell’Italia degli anni settanta, della Loggia P2, della strategia della tensione, del terrorismo rosso e nero, di poteri criminali che si saldano al potere istituzionale, portando sul grande schermo la figura dell’avvocato Giorgio Ambrosoli in: “Un eroe Borghese“, tratto dal libro- inchiesta scritto da Corrado Stajano.
Il film, sorretto da una solida sceneggiatura, firmata da Graziano Diana e Angelo Pasquini, vedi protagonista Fabrizio Bentivoglio, perfetto nel disegnare il ritratto di un uomo animato da autentica passione civile.
Il vero paese è quello che ci costruiamo con il nostro lavoro.
(Fabrizio Bentivoglio)
L’avvocato milanese, Giorgio Ambrosoli, sposato e padre di tre figli, viene nominato commissario liquidatore della banca privata di Michele Sindona, potente finanziere legato alla mafia. Il compito del legale è estremamente difficile, sia per la intricata situazione interna alla banca che per le numerose implicazioni che, inevitabilmente interferiscono con il suo lavoro.
Uomo corretto e onesto, è ligio al proprio dovere, Ambrosoli si trova ad indagare in un groviglio di misteri, una metastasi di un impero finanziario in mano a Sindona, che ha intessuto stretti rapporti non solo con altri uomini di finanza, ma con i vertici dei poteri dello stato e industriali. Le società di Sindona sono fittissime, in Italia e all’estero. Ambrosoli trova aiuto nel maresciallo della Guardia di Finanza, Silvio Novembre (Michele Placido) e quando vengono scoperti giri tortuosi di società fasulle e difetti di documentazione per operazioni di denaro di enormi proporzioni, Michele Sindona, resosi conto della statura morale di un antagonista incorruttibile, da l’ordine di eliminarlo. Giorgio Ambrosoli, la sera del 11 luglio 1979, rincasando, fu avvicinato sotto il portone della propria abitazione, in via Morozzo della Rozza, da uno sconosciuto. Questi si scuso e gli esplose contro 4 colpi di pistola.
Michele Placido confeziona un film civile che tocca una pagina di storia italiana nel sacrificio di Giorgio Ambrosoli abbandonato dallo Stato, con una messa in scena forte di un’impalpabile tensione drammatica. In una Milano travestita da anni Settanta, il film tocca le location della Banca d’Italia, tra gli edifici più storici del capoluogo lombardo, in via Cordusio, il Palazzo di giustizia, e via Morozzo della Rocca, luogo in cui fu assassinato Giorgio Ambrosoli.
La storia di Milano e anche la storia dei teatri di Milano, ed è, pure, una parte della mia storia. Con questa città avrò sempre un rapporto speciale.
(Michele Placido)
Joe Denti