Sentieri di Celluloide: Napoletani a Milano

Joe Denti – Narratore della storia del cinema

– Milano nel cinema –

A vita è tosta e nisciuno ti aiuta, o meglio ce sta chi t’aiuta ma una volta sola, pe’ puté dì: t’aggio aiutato!

Eduardo De Filippo

Il nome di Eduardo De Filippo si pone ai vertici della cultura italiana del 900. Attore, regista, sceneggiatore, drammaturgo, scrittore e poeta, autore di numerose opere teatrali da lui stesso messa in scena e interpretate, è considerato tra i massimi esponenti del teatro napoletano.

Eduardo resta, ancora oggi assieme a Luigi Pirandello Carlo Goldoni e Dario Fo, uno degli autori teatrali italiani più apprezzati e rappresentati all’estero.

L’uomo non è cattivo, ha solo paura di essere buono”.

Eduardo De Filippo

 È successo delle sue opere contribuivano anche una recitazione asciutta e contrap. Tata da silenzi comunicativi e un viso potentemente espressivo, la maschera stessa dell’arte del teatro. Elevò le vicende dei personaggi bassi napoletani a emblemi della vita stessa, con con la loro carica di dolore e futilità, di comicità e tragedia, facendo della farsa disincantata il modo più adeguato per parlare dei problemi della vita quotidiana e delle fatiche dell’anima.

 Attivo anche nel cinema, nel 1953, porta sul grande schermo “Napoletani a Milano” da lui scritto, sceneggiato, diretto e interpretato. Il film si apre sulle immagini di piazza Mercato, in una Napoli ancora distrutta dalla guerra, dove vivono uomini, donne e bambini ai margini della società, nel più disperato disagio e povertà, lontani dalle istituzioni e neanche sfiorate dal nascente boom economico.

Eduardo si ritaglia il ruolo di Don Salvatore, una sorta di sindaco di un popolo abbandonato che vive in una borgata fatta di abitazioni occupate, abusive e pericolanti. E’ lui a badare a tutto. E’ lui che si contrappone ai potenti a capo di quel popolo dimenticato, quando un’industria Milanese decide di costruire un suo stabilimento iniziando i lavori di demolizione della ‘baraccopoli’ e obbligando la povera gente allo sgombero. Durante i lavori una vecchia abitazione crolla provocando la morte di alcuni abitanti. Dando così il via alla rivolta degli sloggiati. Don Salvatore pensa di approfittare dell’accaduto associando i nomi dei defunti un certo numero di falsi parenti per richiedere un risarcimento. Sotto la sua guida, un gruppo di napoletani si recano a Milano ma gli industriali, invece di denaro, offrono loro un lavoro. I napoletani per non sfigurare accettano, dimostrando di essere ottimi lavoratori e non solo: infatti quando la fabbrica deve sospendere l’attività per mancanza di materia prima, si rivolgeranno ai compatrioti emigrati in tutto il mondo, ottenendo i necessari aiuti per risollevare così l’azienda.

Eduardo De Filippo si costruisce un personaggio cinematografico specchio di quelli portati nel suo teatro: straordinario per la sintesi di saggezza e cialtroneria, unità e scaltrezza. Girato interamente in una Napoli devastata dal conflitto bellico, ma bellissima per il panorama architettonico, il film mette in netto contrasto il capoluogo partenopeo con le immagini realizzate a Milano, una metropoli già con un passo nel frenetico inizio del boom economico. Presentato alla mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia è anche selezionato tra i 100 film da salvare in una raccolta di titoli che hanno cambiato la memoria collettiva dell’Italia dal 1942 al 1978. La pellicola si apre con la voce narrante di Thea Prandi, all’epoca compagna, poi posata nel 1956, da Eduardo De Filippo… Il resto è storia.

“A ben Arrivederci”

Joe Denti

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