Californiano di Stockton, classe ’63, Grant Lee Phillips è un buon chitarrista e uno straordinario cantante. Folgorato dal nostalgico furore del Paisley Underground, Grant Lee fonda assieme al vocalist Jeff Clark gli Shiva Burlesque, psych band con base a Los Angeles, scioltasi in breve tempo, pubblicando soltanto due album.
Rimasto solo, Grant Lee si reinventa celandosi dietro l’egida Grant Lee Buffalo, entità che presto diviene un triangolo incendiario grazie all’ingresso di Joey Peters e Paul Kimble, batteria e basso. I tre si rivelano interpreti di una musica dolce capace di esalare poesia ad ogni istante.
Fuzzy (Slash, 1993) è il clamoroso esordio, doppiato l’anno successivo da quel Mighty Joe Moon (Slash, 1994) che enfatizza il lato onirico della sensibilità phillipsiana, autore di tutto il repertorio. Il tour successivo vede i GLB impegnati tra l’altro come supporters dei R.E.M.: quaranta travolgenti minuti che li propongono tra i migliori live act in circolazione. E’ purtroppo il loro apice, visto che già in Copperopolis (Slash, 1996) si percepiscono chiari segnali di deterioramento creativo e stilistico, preludio al canto del cigno Jubilee (Warner Bros, 1998), senza più Kimble e senza più troppo mistero.
Disciolti i GLB, Grant si dedica alla carriera solista componendo canzoni all’insegna del folk acustico più schietto.
Il suo ultimo lavoro è dell 2016, The Narrows, un disco che riporta indietro le lancette dell’orologio destinandolo in una dimensione avulsa dall’easy listening e votato ad un folk nuovamente introspettivo e crepuscolare. Una fibra resistente ritrovata sulla strada che riconduce – a distanza di trent’anni – da Los Angeles fino a Nashville e che finisce per avere ripercussioni tangibili anche sulla profondità di timbri, testi e sonorità: «È la promessa di una vita più tranquilla e che assomiglia un po’ alla mia educazione rurale a San Joaquin Valley. La gente del centro-sud mi ricorda la mia casa, e poi la colonna sonora della mia fanciullezza è fortemente legata a Nashville». Storie d’amore, tragedie, lotte e di ricordi in bianco e nero che si sgretolano sotto il peso di una memoria lucida, abile nel disegnare i confini di un rinnovato inizio.