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Adrian, molto rumore per nulla

Quando penso al mestiere del critico nella mia mente si fanno strada due ricordi precisi:

– Il primo è ciò che emerge dalla visione delle recensioni che da decenni fa Vincenzo Mollica per il Tg1: tutto ciò che passa sugli schermi pare essere rutilante, eccezionale, emozionante, praticamente senza eccezioni.

– Il secondo è la recensione di Anton Ego nel film Ratatouille, in cui scrive come le recensioni negative siano uno spasso da scrivere e da leggere.

Il mio pensiero è che queste convinzioni crollino di fronte ad Adrian. Le prime due puntate della serie animata di Adriano Celentano si rivelano un prodotto osceno sotto ogni aspetto e il sottoscritto non prova alcun divertimento nel commentarla.

Ambientata nella Milano distopica e futuristica di un’Italia guidata da un governo totalitario, Adrian è un orologiaio della via Gluck che vive fuori dal tempo, sembra disinteressato allo status quo ma è iniziatore di una rivoluzione culturale, si dichiara contrario alla violenza ma, addestrato al combattimento, difende i più deboli massacrando i malintenzionati.

Narrativamente siamo di fronte a una storia tremendamente confusa: lo spettatore viene bombardato da una quantità di informazioni ed avvenimenti eccessiva per due puntate da cinquanta minuti, il flusso narrativo viene inoltre interrotto e appesantito da intermezzi musicali per niente necessari e da una voce narrante fuori luogo.

Tecnicamente è un disastro: i disegni di Milo Manara sono stati completamente rovinati da un’animazione che è a dir poco scadente (oltre che chiaramente censurati), i dialoghi sembrano privi di ogni forma di emozione, quasi che i doppiatori abbiano letto il copione al momento della registrazione e il montaggio è talmente confuso che il mio primo istinto è stato pensare che le scene non seguissero l’ordine cronologico, come accade nel film Memento.

Ideologicamente vorrebbe essere una critica arguta alla società attuale ma fallisce miseramente anche in questo: mostrare delle immagini di guerra e una barca che affonda (riferimenti alla situazione geopolitica attuale) non ha nessun effetto se fatto per pochi secondi e senza nessun tipo di legame con la storia. La discriminazione non viene percepita come tale quando coperta da buffonate in stile fantozziano. Una frase come “se aveste bevuto qualche bicchierino in meno forse avreste evitato l’increscioso approccio” in seguito ad un tentativo di stupro è un offesa che non si deve tollerare.

Fatto degno di nota è che molte scene, tematiche e persino alcuni personaggi sono copiati da opere di Alan Moore, come V for Vendetta e Watchmen.

Al di là delle numerose polemiche e satire che stanno nascendo attorno a questa serie, credo che Adrian altro non sia che un tentativo di auto glorificazione del suo autore sotto forma di cartone animato. Ha però tutte le carte in regola per diventare un cult, apprezzato per la sua bruttezza, al pari di The room o Sharknado.

I prossimi sette episodi saranno un’occasione per analizzare più a fondo la trama, dove temo i buchi narrativi e gli errori non mancheranno, in una serie che è probabilmente destinata a lasciare, nell’animazione televisiva, il segno in negativo.