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La Milano Romana: 7 dicembre 374, Ambrogio diventa Vescovo di Milano

Il 7 dicembre è la festa di Milano, lo sanno tutti. Lo sanno anche quelli che non sono di Milano perché c’è la Prima della Scala, l’evento di teatro lirico più importante al mondo, e in mondovisione trasmesso. E’ la festa del suo patrono Sant’Ambrogio, l’uomo che più di ogni altro legò il suo nome alla città e ne definì lo spirito, fino a compenetrarla con il suo stesso nome: milanesi e ambrosiani sono sinonimi. Ma come si insediò Ambrogio alla guida di Milano?

Innanzi tutto Aurelio Ambrogio, come era il suo nome completo, non era di Milano. Era nato a Treviri, il capoluogo della provincia della Gallia Belgica che oggi si trova in Germania, nel 340 circa, figlio di un alto magistrato, in una famiglia ricca e potente. Intrapreso quindi, come un riflesso condizionato, la carriera di pubblico amministratore, che culminò nel 370, quando divenne governatore della provincia Liguria et Aemilia, corrispondente all’incirca agli odierni Lombardia, Piemonte orientale ed Emilia. Iniziò così la sua presenza in città, in una Milano che allora era anche una delle capitali dell’Impero, centro strategico dal quale si governava la penisola e si poteva rapidamente muovere guerra sui turbolenti confini nord-orientali.

Negli anni successivi fece quindi esperienza del governo della città, delle problematiche che affliggevano una città certamente splendente di ricchezza e potere ma segnata al suo interno da minacciose contrapposizioni religiose. In quel periodo infatti la religione dell’Impero romano era già il cristianesimo, dilaniato però al suo interno dalla lotta tra i sostenitori dell’ortodossia, definiti allora atanasiani, e gli ariani, considerati eretici: la differenza tra di loro era che gli ariani consideravano il Figlio della Trinità, Gesù Cristo, non sullo stesso piano del Padre, ma un gradino appena sotto, per dirla semplificando molto la questione. Inoltre a Milano, divisa tra queste due fazioni, erano presenti anche componenti nutrite di pagani e di ebrei. Non sappiamo come fosse divisa con precisione la popolazione, quei 120.000 milanesi di allora, tra le diverse parti in causa. Certo era che le tensioni si facevano forti e il rischio di scontri gravi concreto.

In un tale scenario, quando il Vescovo in carica, Aussenzio, muore nel 374, si apre la disputa per l’elezione del suo successore. Nel gioco dei contrapposti interessi in campo, Ambrogio spicca come esempio di amministratore che si era sempre dimostrato sopra le parti. Il fatto di essere poi un ‘protetto’ del potente praefectus Probo lo poneva in una posizione di forza. Insomma, spinto dalla politica, apprezzato dai cittadini, uomo giusto nel posto giusto, Ambrogio fu scelto per divenire Vescovo della città.

La leggenda narra che nei momenti convulsi di ricerca di un nuova guida vescovile per Milano, si sia levata la voce di un fanciullo, subito ripresa da tutta la folla cittadina: “Ambrogio Vescovo!” E la leggenda, che è poi la vita di Ambrogio annotata dal suo fido segretario Paolino, narra anche che il futuro santo cercò in ogni modo di rifiutare la nomina. Protestò di non voler accettare perché non adeguato a tale carica. Cercò di comportarsi male, in modo evidente, per essere rifiutato. Arrivò a tentare la fuga, scappando in direzione di Ticino (l’attuale Pavia) ma sbagliò direzione, o forse nel buio della notte si confuse: il mattino dopo si ritrovò dinanzi a Porta Romana. Non lasciò quindi la città, accettando alla fine la sua elevazione alla cattedra vescovile.
Quella del rifiuto della nomina da parte del prescelto era d’altronde una antica figura retorica presente nel mondo romano, anche prima dell’epoca cristiana. Era praticamente un atto dovuto, un segno di umiltà e rispetto nei confronti della carica alla quale si accedeva.

Il 7 dicembre dunque Ambrogio divenne Vescovo e iniziò da subito un’intensa vita pastorale, che lo portava ad essere presente tra la gente, ad ascoltarla, ad accogliere sempre e chiunque avesse delle questioni da sottoporgli. La sua azione di guida di Milano fu sempre all’insegna della ricerca dell’uniformità e dell’unione religiosa nel senso dell’ortodossia cristiana.

La consacrazione di Ambrogio costituisce una data fondamentale non solo nella vita della città di Milano, ma anche in quella di tutto l’impero romano-cristiano. Più in generale si può dire che è decisiva nello sviluppo stesso di quella cultura della parte occidentale dell’Impero, nella quale affondano le radici l’Europa cristiana medievale e quindi la storia dello stesso Occidente moderno.