“Tobagi si sarebbe potuto salvare”

“Prima dell’omicidio, i carabinieri avevano avuto segnali precisi del fatto che fosse diventato di nuovo un obiettivo”. Così il giudice Guido Salvini, in un incontro organizzato dall’Associazione Lombarda Giornalisti, ha spiegato perché a suo avviso la morte di Walter Tobagi si sarebbe potuta evitare.

Il giornalista del Corriere della Sera è stato ucciso il 28 maggio 1980 e il suo è uno dei tanti, tristi casi legati al terrorismo di quegli anni. Tobagi fu infatti ammazzato dalla “Brigata XXVIII marzo” (questo il nome del gruppo sovversivo) in una via prossima alla propria abitazione.

“I vertici della Procura e dei carabinieri sapevano che Tobagi era tornato nel mirino dei terroristi, ma sottovalutarono le informazioni ricevute”, ha detto ancora il giudice, secondo cui dopo l’accadute “le informative furono fatte sparire per coprire un errore”. Ulteriore retroscena della vicenda: secondo un collega di Tobagi, Renzo Magosso, al giornalista fu proposto poco prima della morte di trasferirsi a Pechino come inviato. “Se avesse saputo, si sarebbe salvato”. 

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