Uccise la moglie a coltellate e chiese il gratuito patrocinio anche se ricco. Condannato all’ergastolo (e non solo)

Per il femminicidio della 51enne Wafaa Chrakoua avvenuto il 30 novembre del 2022, il marito che uccise la moglie a coltellate è stato condannato all’ergastolo. L’uomo aveva anche richiesto il gratuito patrocinio legale seppur abbiente nel suo paese di origine. Le conseguenze

Per il 61enne Bouchaib Sidki che la mattina del 30 novembre del 2022, al culmine di una lite in casa con la moglie uccise quest’ultima a coltellate, è arrivata la condanna definitiva dai giudici della Corte d’Assise di Milano: l’ergastolo. 

uccise la moglie
uccise a coltellate la moglie e chiese il gratuito patrocinio seppur ricco. Condannato all’ergastolo (ma non solo) il marito (ansa) milano.cityrumors.it

Secondo i fatti, la vittima Wafaa Chrakoua di 51 anni avrebbe discusso con il marito poiché appena rientrata nell’appartamento in via Lope de Vega, 1 dopo ore trascorse a fare le pulizie per mantenere la famiglia, ovvero il marito e i 4 figli, aveva osato spegnere il televisore all’uomo e rimproverarlo. A verbale l’assassino aveva dichiarato, dopo essere stato arrestato: “Mi ha detto che stavo tutto il giorno a guardare la televisione invece di andare a cercarmi un lavoro”.

L’omicidio

La vita dei quattro figli della vittima è cambiata brutalmente la mattina del 30 novembre del 2022 quando la loro mamma, Wafaa Chrakoua, è stata uccisa dal loro papà. Dopo l’accoltellamento mortale il 61enne aveva chiamato il 112, confessando il delitto: “ho ucciso mia moglie”.

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Subito dopo era uscito di casa e aveva vagato per le strade di Milano finché una pattuglia dei carabinieri che lo aveva notato in viale Liguria si era fermata. Anche a loro aveva ripetuto di aver ucciso la moglie ed era stato bloccato e consegnato alla polizia, che nel frattempo stava conducendo le indagini sul caso di omicidio.

Il killer aveva raccontato nel 2022: “Mi ha urlato che se non andavo a lavorare dovevo lasciare la casa a lei e ai nostri figli. Così accecato dalla rabbia, sono andato in cucina, dove ho preso un coltello”.

La condanna

Oltre a infliggere la pena dell’ergastolo all’uomo, riconoscendo le aggravanti dei futili motivi e del rapporto di convivenza con la vittima, accogliendo così la richiesta avanzata del pm Giorgia Villa, la Corte d’Assise di Milano ha anche disposto la revoca dell’ammissione dell’imputato al gratuito patrocinio legale attraverso un’ordinanza trasmessa alla Procura per valutare eventuali profili penali, poiché potrebbe configurarsi il reato di truffa ai danni dello Stato.

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Dal processo di primo grado è emerso che l’uomo aveva dichiarato un reddito annuo di 10mila euro, avendo così accesso alla difesa legale a spese dello Stato, quindi gratuita ma, in realtà l’uomo era in possesso di “cospicui cespiti immobiliari in Marocco”, suo Paese d’origine. In modo particolare alcuni immobili affittati a una banca e a un’assicurazione garantivano all’imputato un incasso fisso che non finiva però nel bilancio familiare.

Inoltre, l’uomo non lavorava da anni e tutte le spese per il mantenimento dei quattro figli sarebbero gravate sulla moglie. Infine, per un lasso di tempo il 61enne avrebbe anche percepito il reddito di cittadinanza.

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600 mila euro ai figli

I giudici della Corte d’Assise hanno condannato l’imputato anche a versare una provvisionale complessiva di 600mila euro da dividere tra i quattro figli, parti civili nel processo.

Quattro ragazzi ora orfani di madre, la primogenita ha 24 anni e il figlio più piccolo solo 14, che dal giorno del dramma sono rimasti soli, senza parenti in Italia e senza una fonte di reddito. Il minorenne di 14 anni è stato affidato alla sorella maggiore di 24, laureata nel campo del marketing. Grazie all’impegno dei loro legali sono riusciti a trovare un alloggio in una casa popolare, dove ora vivono insieme tutti e quattro.

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