La banda di truffatori che agiva nel Nord Italia è stata fermata dai carabinieri di Monza Brianza. In carcere 4 persone tra Milano e Napoli. Ecco come agivano i malviventi
Diverse le vittime che sono cadute nella rete della banda di truffatori. I criminali adescavano in modo particolare gli anziani e i disabili usando il trucco del “carabiniere”. Quattro le persone italiane e di età compresa tra i 30 e i 61 anni arrestate nella mattinata di oggi, martedì 5 marzo, dai carabinieri del comando di Monza Brianza nelle province di Milano e Napoli, in esecuzione di un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Monza.
L’accusa per i 4 arrestati è di appartenere a un gruppo criminale organizzato dedito a truffe ai danni di anziani o persone fragili residenti nel Nord Italia. La banda agiva tra le province di Alessandria, Novara, Monza Brianza, Milano, Crema, Cantù e Voghera. Le basi operative del gruppo criminale sono state individuate tra Milano e Napoli. Diverse le perquisizioni personali e locali a carico degli indagati eseguite dagli uomini dell’Arma dei carabinieri su delega del pm durante le indagini.
Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza sono partite subito dopo la presentazione di due denunce presso le Stazioni Carabinieri di Vimercate e a Seregno. Le indagini si sono sviluppate attraverso l’analisi dei tabulati telefonici, l’intercettazione delle utenze telefoniche in uso agli indagati, servizi di osservazione e pedinamento, acquisizione di registrazione video, accertamenti patrimoniali e analisi dei dati acquisiti.
Di rilevanza fondamentale alle indagini il riscontro effettuato direttamente sul territorio da parte dei militari attraverso l’osservazione e il pedinamento attraverso i quali, con l’ausilio delle Compagnie Carabinieri competenti, è stato possibile intervenire nell’immediato in alcuni casi, perquisendo gli indagati e recuperando il bottino appena sottratto alla vittima di turno con l’inganno.
Le truffe ai danni di persone per lo più fragili sono avvenute non solo nel territorio brianzolo ma anche in altre località della Lombardia come Cantù, Voghera e Crema, oltre che in Piemonte nelle province di Alessandria e Novara.
La banda di truffatori agiva adottando sempre lo stesso modus operandi che prevedeva un primo contatto telefonico con la vittima da truffare. Il truffatore si faceva passare per un carabiniere o avvocato e riferiva al malcapitato di turno di aver ricevuto, da parte di un parente, la richiesta di chiamarla e di donarle, per necessità, una somma di denaro. Questa era compresa tra un minimo di 3mila euro a un massimo di 12mila.
I soldi servivano per pagare una disavventura capitata al parente come, per esempio, un arresto a seguito di un sinistro stradale o guida senza assicurazione, ovviamente era tutto falso. Durante la telefonato il delinquente sfruttava l’età della vittima e sul suo lato affettivo in modo da destabilizzarla emotivamente e non concederle il tempo necessario per consultarsi con terze persone di fiducia o riflettere su quanto stava accadendo.
Una volta avuta la fiducia del malcapitato, questi veniva raggiunto da un finto dipendente dello studio legale o un carabiniere in borghese al quale la vittima doveva consegnare la somma di denaro richiesta.
Dall’attività investigativa sono state formulate ben 8 capi di imputazione riguardo i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e di concorso in truffa aggravata. Secondo l’accusa, infatti, i componenti della banda agivano attraverso un’organizzazione stabile e radicata che comprendeva, oltre la ripartizione dei ruoli di ogni criminale e la predisposizione di risorse materiali come auto a noleggio, utenze telefoniche usati per le azioni fraudolente, anche diverse basi operative. Una delle quali sita nello stesso palazzo della Stazione dei Carabinieri di Milano.
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Al vertice dell’organizzazione delinquenziale c’era un 41enne di Napoli che aveva il compito di pianificare le varie truffe, organizzava il lavoro, procacciava le schede telefoniche con intestatari fittizi e i telefoni “usa e getta”. Inoltre selezionava e contattava le vittime da derubare, dirigeva l’azione dei complici che fisicamente si presentavano a casa delle vittime per ritirare il denaro.
Sotto di lui il braccio destro, un 30enne napoletano che aveva il compito di tenere i contatti con i complici che si recavano dalla vittima per la commissione delle truffe. Il truffatore consegnava ai sodali i telefoni da usare e i veicoli per gli spostamenti. Infine, c’erano i due uomini in campo, un 47enne e un 61enne, entrambi domiciliati nella provincia di Milano.
I due milanesi, secondo le indagini, come riporta anche la Repubblica, sono risultati essere gli associati dediti alla commissione dei reati-fine, poiché incaricati di recarsi dalla vittima presentandosi sotto falsa identità per la riscossione del denaro. Da oggi tutti i componenti della banda sono stati portati presso le rispettive carceri di riferimento territoriale, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.