Una frode informatica messa in atto da una banda internazionale di truffatori che, online, riciclavano centinaia di migliaia di euro in criptovalute. Un arresto e 12 perquisizioni
L’indagine coordinata dalla Procura di Milano e condotta in Italia dagli agenti della Polizia di Stato del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Lombardia, ha portato in carcere una persona e sequestrati centinaia di migliaia di euro in criptovalute. Una vera e propria banda di truffatori internazionali informatici che agivano sul riciclaggio online di criptovaluta.
![riciclaggio criptovalute](https://milano.cityrumors.it/wp-content/uploads/2024/05/riciclaggio.-criptovalute-20240531-milano.cityrumors.it_.jpg)
L’attività investigativa ha preso piede sulla base della denuncia presentata da due giovani imprenditori milanesi. Al momento sono in corso ben 12 perquisizioni domiciliari e informatiche e il sequestro di numerosi dispositivi elettronici. Un soggetto è finito in carcere.
Frode informatica transnazionale
L’indagine della Procura di Milano ha portato alla luce una rete transnazionale con basi in Italia, Francia e Romania, dedita a frodi informatiche e riciclaggio online di criptovaluta. Gli investigatori della Polizia Postale italiana, in collaborazione con i colleghi portoghesi nonché avvalendosi dell’aiuto degli specialisti di Europol, sono riusciti a ricostruire il complesso sistema ramificato online che ha mietuto vittime in tutta Europa con il “Rip deal”, ovvero un contorto raggiro tecnico-informatico che colpisce operazioni di scambio di valuta digitale.
![riciclaggio criptovalute](https://milano.cityrumors.it/wp-content/uploads/2024/03/pedopornografia-20240313-milano.cityrumors.it-2.jpg)
La banda di truffatori, ora indagati, si fingevano rappresentanti di un fondo di investimento internazionale e alle vittime di turno proponevano, durante finti incontri d’affari che avvenivano in ristoranti o hotel di lusso, accordi economici per finanziare le loro attività imprenditoriali in fase di start-up.
Infine, gli indagati chiedevano una solida garanzia in denaro che poi spariva. Le truffe in Italia hanno interessato le città di Milano, Monza, Lodi, Roma, Torino, Cagliari e Nuoro.
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Indagini internazionali
L’inchiesta diventata internazionale ha consentito di ricostruire i ruoli adottati dai singoli componenti della banda di truffatori. Tra questi c’erano quelli che adescavano le vittime e le incontravano nel locali di pregio delle città.
Questi erano originari dei Balcani e per lo più residenti in Francia. Poi nell’associazione c’erano le figure che si occupavano di riciclare la criptovaluta: questi erano in prevalenza di origine asiatica, ma abitavano in Italia.
Mentre, dall’altro lato della barricata c’erano le vittime. Tra queste risultano persone austriache, portoghesi, rumene, spagnole, svizzere e italiane. Tutte truffate con lo stesso modus operanti.
La truffa del “Rip Deal”
In italiano può essere tradotto come “affare sporco”, il “Rip Deal” come riporta il sito della Polizia cantonale, è una vera e propria truffa e consiste nella prospettiva di un’operazione di cambio estremamente vantaggiosa per le “vittime”. I truffatori riescono a consegnare del denaro falso di una determinata valuta, ricevendo banconote autentiche in un’altra valuta, a condizioni allettanti per la vittima.
Le vittime vengono contattate, normalmente tramite messaggi di posta elettronica, in risposta ad annunci immobiliari pubblicati dalle stesse vittime o per altri “progetti” ancora in erba. Nell’ambito delle trattative i truffatori propongono cambi di valuta a tassi molto vantaggiosi con il pretesto di pagare un acconto a garanzia di futuri impegni o come anticipo di un determinato finanziamento.
L’incontro per la conclusione dell’affare può avvenire in vari luoghi, come in stanze di grandi e rinomati hotel. Durante l’incontro dove avviene lo scambio delle valigette contenenti i soldi, i truffatori riescono a impossessarsi delle banconote vere e rifilano quelle false senza alcun sospetto per le vittime di turno. Alla fine della truffa, soldi in mano, la banda si dilegua ed è qui che la vittima si rende conto di essere stata truffata.