Jhonny Sulejmanovic, 18enne bosniaco, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco la notte del 26 aprile in via Varsavia a Milano. Una spedizione punitiva messa in atto da almeno 4 uomini. Dietro l’omicidio forse una faida tra due famiglie rom
Il 18enne stava dormendo in un furgone Fiat Ducato in via Varsavia a Milano ieri, venerdì 26 aprile 2024, quando un gruppo di almeno 4 uomini l’ha raggiunto sparandogli addosso tre colpi di pistola. Una spedizione punitiva nel cuore della notte che ha portato alla morte Jhonny Sulejmanovic.
Il giovane c’era anche Samantha, la moglie incinta. Intorno alle 3 del mattino qualcuno ha preso a bastonate i finestrini del furgone. Il fracasso ha svegliato il 18enne che, una volta uscito all’esterno del mezzo, è stato sparato. I killer sono fuggiti a bordo di un’auto. Jhonny muore un’ora dopo in ospedale.
Dalle prime indagini si pensa a una faida tra famiglie rom rivali. Si parla di un litigio avvenuto qualche settimana prima del delitto a Torino. Un uomo di 64 anni che porta lo stesso cognome della vittima è stato malmenato. Gli avversari, come scrive La Stampa, di cognome fanno Salkanovic.
La spedizione punitiva
Un agguato per punire uno sgarro o per marcare il territorio quello che si cela dietro l’omicidio di via Varsavia a Milano. Un atroce e crudo regolamento di conti tra famiglie rom rivali. Alla base dell’indagine sull’omicidio del 18enne Jhonny Sulejmanovic, nato a Torino e di origini bosniache, sembra aver già preso una pista precisa. In via Varsavia, ieri notte, come riportano alcune testimonianze, davanti agli ingressi dell’Ortomercato intorno le 3 una macchina Seat Ibiza nera si palesa.
Dall’auto scendono alcuni uomini, tutti a volto scoperto. Puntano dritti verso il furgone dove Jhonny vive con la moglie anch’essa 18enne, incinta al quarto mese di gravidanza. Alcuni parenti dicono che quegli uomini chiedono al. giovane di andare a bere insieme qualcosa. Jhonny però si rifiuta e a quel punto scatta la minaccia: “mettiti in ginocchio”. Un’altra versione, forse più credibile di quest’ultima, invece parla di un chiarimento per una lite pregressa tra gli uomini e il 18enne.
Chiarimento legato al posizionamento del furgone e dei camper della famiglia di lui. Mentre, qualcun altro dichiara che il chiarimento vergeva, invece, per delle faccende criminali. In entrambe le ipotesi, rimane il fatto che Il 18enne non segue il gruppetto. Un’ora dopo un’altra auto arriva sul posto. E’ una Hyundai grigia, molto probabilmente a bordo ci sono gli stessi di prima ma stavolta sono armati di bastoni, manganelli telescopici e pistola.
La ricostruzione dell’omicidio
Scendono in quattro e si piazzano sui due lati del furgone. Con un bastone mandano in frantumi i finestrini. La coppia di 18enni, che dormono vicino al portellone posteriore, si svegliano per il violento rumore. Sono in trappola. Samantha, moglie di Jhonny, come poi racconterà agli inquirenti, incinta al quarto mese di gravidanza, viene inseguita e malmenata.
Lui viene trascinato con la forza fuori dal mezzo, picchiato con le mazze e poi ferito a morte con una pistola. La Scientifica individuerà sei i bossoli a terra esplosi da una pistola calibro 7.65. I colpi andati a segno sono 3 che hanno raggiunto l’emitorace sinistro e il braccio. Il 18enne si accascia a terra esimine. Arriva di corsa il fratello Kevin che fa in tempo solo a sentire Jhonnu dirgli “Ti voglio bene”.
La corsa sfrenata in ambulanza al Policlinico non gli salverà la vita, il giovane muore alle 4.25. Nel frattempo, sul luogo del delitto, le Volanti della polizia sono ovunque. Le indagini degli agenti della Omicidi, coordinati dal pm Pasquale Adesso e guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal vice Domenico Balsamo, iniziano il lavoro.
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Le indagini
Gli investigatori partono dalle testimonianze dei genitori della vittima e della moglie. La pista della vendetta per un semplice rifiuto a una bevuta tra il 18enne e il gruppo non regge. Mentre, sembra molto più credibile la pista che porta a un agguato assassino che poggia su pregressi contrasti tra due famiglie rivali rom.
Il motivo? La famiglia di Jhonny, i Sulejmanovic, di base a Torino, sono arrivati a Milano, tra via Varsavia e via del Turchino, circa 6 mesi fa. Ad ammetterlo sono proprio loro e lo stesso 18enne ucciso, che avrebbe a suo carico qualche piccolo precedente per reati contro il patrimonio, era stato controllato da quelle parti proprio lo scorso 21 gennaio dagli agenti del commissariato Mecenate.
Forse, la spedizione punitiva era un modo per far capire alla famiglia Sulejmanovic che non potevano stare in quel territorio. L’altra ipotesi è che il 18enne si fosse infilato in qualche affare losco e che per questo abbia pestato i piedi a chi pensa di essere il capo criminale di quella zona della città. In conclusione, il quadro investigativo che ne esce fuori fa pensare proprio ad una faida legata a gruppo opposti di nomadi. Sempre La Stampa riferisce oggi che chi conosce l’ambiente parla di un video pubblicato sul social TikTok nel quale si annunciavano scontri tra “famiglie potenti” della comunità rom: i Sulejmanovic e i Salkanovic.