Moussa Sangare, il killer di Sharon Verzeni, portato via dal carcere dopo che alcuni detenuti hanno lanciato su di lui bombolette incendiarie. L’uomo ha confessato di aver tenuto con se il coltello con cui uccise la 33enne come souvenir
La gip Raffaela Mascarino ha accolto la richiesta della Procura di Bergamo ed ha convalidato il fermo disponendo il carcere per Moussa Sangare, il 31enne accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni, accoltellata a morte a Terno d’Isola, nella bergamasca.
Il killer è stato poi trasferito dal carcere di Bergamo in un’altra struttura, perché sarebbe stato raggiunto da alcune bombolette incendiarie lanciate dagli altri detenuti nella casa circondariale di via Gleno. Per ragioni di sicurezza, al momento, non è stata rivelata la nuova struttura detentiva dove l’assassino è stato trasferito d’urgenza. Il provvedimento è stato preso a tutela della sua incolumità.
Il coltello come souvenir e l’esercitazione con la sagoma di cartone
E’ accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Il giudice ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari, dopo aver ascoltato il killer di Sharon Verzeni, Moussa Sangare.
Il 31enne ha ribadito le dichiarazioni già rese in precedenza, ripetendo ancora agli inquirenti che non aveva un movente quando la notte del 27 luglio ha ucciso brutalmente la 33enne: “Non so il perché l’ho fatto, ho tenuto il coltello come ricordo”. Come ha riferito il suo legale, l’avvocato Giacomo Maj, il suo assistito “Sangare ha detto al magistrato di essere uscito di casa con questa sensazione che non so spiegare che lo ha spinto a voler fare del male”.
Ma non è tutto qui perché l’assassino avrebbe anche rivelato che nei giorni precedenti l’accoltellamento aveva fatto una sorta di esercitazione dell’aggressione utilizzando una sagoma. “Non ho buttato il coltello nel fiume perché ho pensato che avrei potuto trovarlo ancora lì. Volevo tenerlo per avere memoria di quello che avevo fatto, come un ricordo”. Dunque il giudice ha chiesto al 31enne se avesse voluto tenere quell’arma come “souvenir”. Lui in risposta ha detto di sì.
Il provvedimento di fermo di Moussa Sangare
Nella convalida del fermo di Moussa Sangare, il giudice per le indagini preliminari, Raffaella Mascarino, come riporta Today, ha scritto: “Se pure le motivazioni addotte dall’indagato in ordine alla spinta che ha portato a commettere il fatto di sangue può destare qualche perplessità in ordine al suo stato mentale, nel momento di compiere l’omicidio però la lucidità mostrata nell’adottare tutta una serie di accorgimenti sia nei momenti precedenti al delitto (…), e anche gli accorgimenti dei giorni seguenti, evidenziano uno stato mentale pienamente integro”.
In ultimo, il legale di Sangare nel carcere di Bergamo al termine dell’interrogatorio non ha escluso una perizia psichiatrica per il suo cliente. Concludendo, l’avvocato ha riferito: “Quello della perizia è un aspetto che va approfondito, vedremo. La richiesta è da considerare”.
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Il gip
Il gip nel provvedimento di fermo evidenzia anche che “l’omicidio sembra commesso da un soggetto che spesso in preda alla noia, non avendo stabile attività lavorativa, impregnato dai valori trasmessi da un genere musicale ‘che esalta la violenza, il sesso estremo, l’esigenza di prevalere attraverso la soggezione sugli altri.
Un uomo che aveva architettato come passatempo quello di lanciare coltelli a una rudimentale sagoma di cartone, con apposto alla cima un cuscino su cui era disegnato un volto umano, sia stato assalito dal desiderio di provare realmente emozioni forti, in grado di scatenare nel suo animo quella scarica di adrenalina che Sangare ha cercato di descrivere, seguita da uno stato di benessere e relax”.