Omicidio Sharon Verzeni: le 4 coltellate e la ricerca del Dna del killer sui vestiti. Sentita la prima testimone

I risultati dell’autopsia sul corpo di Sharon Verzeni confermano 4 coltellate inferte con la volontà di uccidere. Ora si cercano tracce di Dna sui vestiti della 33enne. Sentita la vicina di casa della vittima, prima testimone del delitto

Secondo i risultati dell’esame autoptico effettuato sul cadavere di Sharon Verzeni, la donna sarebbe morta a causa delle 4 coltellate inflitte: tre alla schiena in rapida sequenza, due delle quali raggiungono i polmoni. La 33enne si gira e il suo assassino la colpisce con un quarto fendente.

Sharon Verzeni
Omicidio Sharon Verzeni: l’esito dell’autopsia. ANSA – Milano.cityrumors.it

Non ha tagli di difesa sulle braccia, questo sta ad indicare che l’estetista non ha avuto il tempo di reagire al suo aguzzino. Dopo l’accoltellamento l’uomo scappa, lei usa le sue ultime forze per cercare aiuto, chiama il 112 e riesce solo a dire: “Mi hanno accoltellato, a Terno”, poi sanguinante attraversa la strada per chiedere aiuto. Si aggrappa alla ringhiera di una villetta, prima di svenire a terra ed essere soccorsa qualche istante dopo da due ragazzi di passaggio. La 33enne morirà in ospedale poco dopo.

Gli esiti dell’autopsia

I primi risultati parziali dell’autopsia sul cadavere di Sharon sono compatibili con la scena descritta in via Castegnate a Terno d’Isola, nel Bergamasco. Ancora si hanno poche notizie e i carabinieri che indagano sull’omicidio parlano ancora di “piste tutte aperte”. Certo è che le 4 coltellate appaiano troppe per una casuale aggressione a scopo di rapina.

omicidio sharon verzeni
Omicidio Sharon Verzeni: l’esito dell’autopsia. ANSA – Milano.cityrumors.it

Dall’esame autoptico eseguito dal medico legale Matteo Marchesi emerge la volontà di uccidere dell’assassino. L’aggressore ha usato un coltello “strutturato” che ha infilzato in profondità, andando a colpire drammaticamente l’area polmonare provocando, così un’emorragia interna.

Non è emerso se il killer sia mancino o destroide. Sul cadavere della vittima sono emerse anche ecchimosi su un braccio, ma a questo dettaglio non ha rilasciato alcun significato importante. Potrebbe averle provocate il killer nel momento che ha afferrato il braccio della donna, così come anche i soccorritori del 118 nel tentativo disperato di salvarla. Si attendono oggi, invece, maggiori informazioni dalle analisi degli abiti di Sharon nonché dai campioni biologici inviati al Ris, per la ricerca del Dna dell’aggressore.

Il punto sulle indagini

Nel frattempo, i carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo e della compagnia di Zogno, coordinati dal pubblico ministero Emanuele Marchisio, stanno acquisendo le immagini delle telecamere di videosorveglianza dei comuni limitrofi a Terno d’Isola oltre a quelli già raccolti e analizzati del paese dove è avvenuto il delitto. Il giallo ancora rimane sul delitto anche se il lavoro degli inquirenti non si arresta.

Sale la tensione tra i cittadini che ora hanno paura di uscire di casa ma, al di là dei comprensibili timori della gente, la prefettura non ha, ad oggi, convocato nessun vertice per la sicurezza. Dunque, la paura che in giro possa esserci un “mostro” seriale è fuori discussione. E tutto questo mentre la famiglia Verzeni si prepara a incontrare per l’ultima volta la povera donna. I genitori si sono presentati all’ultimo appuntamento con la figlia Sharon in compagnia del fidanzato della 33enne, Sergio Ruocco, a riprova della fiducia nei suoi confronti.

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La testimonianza della vicina

E’ stata sentita per la prima volta anche la vicina di casa di Sharon Verzeni. La donna, prima testimone dell’omicidio, come riporta oggi anche il Corriere della Sera, ha dichiarato: “Hanno svegliato anche noi (i carabinieri ndr), erano le 4.30 ed è stato uno choc. Suonavano con insistenza, ci hanno chiesto se li avevamo sentito litigare, assolutamente no. Né quella sera né in tre anni di vicinato”.

La donna, una 57enne di origini pugliesi, nel quartiere nuovo in via Mario Merelli, abita al pianoterra della villetta familiare dove abitava anche la coppia. “I carabinieri volevano sapere se, quella sera, avevamo sentito Sharon e Sergio litigare”. La risposta della vicina è chiara: “Non li abbiamo sentiti né lunedì sera né da quando si sono trasferiti qui, tre anni fa”.

Infine, la vicina conclude dicendo: “Spesso non sentivamo nemmeno la televisione. Era una coppia tranquilla. Conoscevamo un pochino di più lui, perché ci ha fatto qualche lavoretto in casa, un bravissimo ragazzo. Lei la vedevo tutte le mattine perché uscivamo allo stesso orario per andare al lavoro. Ci salutavamo, ma nulla di più. Era timida, riservata ma spesso usciva la sera, anche dopo mezzanotte”.

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