Per l’omicidio di Giuseppina Di Luca arriva la condanna anche in Appello all’ex marito Paolo Vecchia. L’uomo aveva ucciso con 40 coltellate la donna sulle scale di casa ad Agnosine (Brescia) il 13 settembre del 2021
Il 13 settembre del 2021 Giuseppina Di Luca fu uccisa a coltellate dall’ex marito dal quale si era separata da appena un mese. Il femminicidio della 46enne di Agnosine (Brescia) scosse l’opinione pubblica nazionale per l’efferatezza con cui è stato commesso.
Il 53enne Paolo Vecchia aveva raggiunto la ex moglie nella nuova palazzina dove la donna si era trasferita da solo poche settimane e, sull’androne dello stabile, le ha sferrato ben 40 coltellate. Dopo averla assassinata l’omicida si costituì. All’epoca dei fatti, il sindaco di Agnosine, in Valsabbia, Giorgio Bontempi, era intervenuto sull’omicidio dichiarando: “Parliamo di una famiglia normale, due grandi lavoratori, non si riesce a capire davvero cosa sia scattato nella mente dell’uomo”.
Anche in Corte d’Appello è stata confermata la condanna all’ergastolo per Paolo Vecchia, operaio di Sabbio Chiese (provincia di Brescia). Sia la sostituta procuratrice generale, Rita Caccamo che le parti civili, avevano chiesto la conferma della condanna inflitta in primo grado all’uomo.
Il magistrato durante la requisitoria di ieri, venerdì 12 aprile, in corte d’assise d’Appello ha anche spiegato che “l’omicidio è l’ultimo atto del comportamento di Paolo Vecchia, di continue vessazioni”. Concludendo che “I maltrattamenti sono stati la culla dell’omicidio”.
Mentre l’avvocato di Vecchia, il legale Roberto Lancellotti, sperava in uno sconto della pena legato alla cancellazione della premeditazione e dei maltrattamenti nei confronti della ex moglie e delle due figlie Sara e Tania, all’epoca dei fatti di 21 e 24 anni, ma anche nelle attenuanti generiche.
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Per l’avvocato difensore dell’operaio 53enne Paolo Vecchia, come riporta stamani anche il Giorno, il delitto non è stato altro che frutto di un “raptus. Il fatto che il mio assistito ripetesse di continuo dopo essere stato abbandonato che avrebbe ucciso la moglie era un sfogo rozzo e inopportuno, ma non indicava alcuna volontà reale, tanto è vero che 13 testimoni durante il processo hanno detto di non averlo preso mai sul serio”.
Poi l’avvocato Roberto Lancellotti nell’arringa finale ha aggiunto: “Non è vero che il movente vada ricercato nella lettera di separazione ricevuta da poco, altrimenti Vecchia non avrebbe aspettato a compiere l’omicidio. E non è vero nemmeno che avesse pedinato la ex. Quando si recava sotto casa sua voleva solo sincerarsi che la figlia più piccola (trasferita dalla madre) stesse bene”.
“Sapeva che aveva avuto un aborto ma non immaginava che la madre l’avesse lasciata da sola per tre settimane, mentre lei era in Calabria in vacanza. E anche il 13 settembre di quel 2021 Vecchia si era presentato da lei per avere un confronto. A scatenare la sua reazione è stato sentirsi dire dalla moglie di andarsene via”.