Nonna senza patente alla guida di una Porche Cayenne: il suv usato dalla famiglia per sparatorie e rapine

E’ stata fermata alla guida di una Porche Cayenne senza patente. Maria Horvat, moglie del capofamiglia rom Jan, è stata condannata a 1 anno e 10 mesi per l’intestazione fasulla del bolide

Quando si parla della famiglia Horvat di Trescore Balnerario (Bergamo) le auto saltano fuori come funghi. Questa volta è una Porche Cayenne a mettere nei guai Maria Horvat, 76 anni, moglie del capofamiglia Jan e nonna di Principe, il 33enne scappato dall’ospedale Sacco di Milano ad agosto scorso e ancora “latitante”.

fermata senza patente
Fermata senza patente alla guida di una Porche Cayenne (finta) – Ansa – milano.cityrumors.it

Nonna Horvat, senza patente, è stata condannata a 1 anno e 10 mesi per essersi intestata falsamente il bolide. Ma non solo per questo, la 76enne, in passato, aveva fatto svariate dichiarazioni non corrette che le permisero di percepire illecitamente il reddito di cittadinanza.

La nonna e la Porche Cayenne, cosa c’è sotto

Secondo le contestazioni del pm Emanuele Marchisio, sul caso della 76enne Maria Horvat, la Porche Cayenne guidata dalla signora era, in realtà, del nipote ma venne intestata alla nonna (senza patente) per sottrarla a eventuali misure di prevenzione patrimoniali che, come in passato, avevano già colpito la famiglia.

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Fermata senza patente alla guida di una Porche Cayenne (finta) – Ansa – milano.cityrumors.it

La tesi del pm è stata poi confutata dall’avvocato della donna, il legale Giuseppe Pierfrancesco Mussumeci, il quale, come riporta anche il Corriere della Sera, ha dichiarato: “L’imputata non era intestataria della Porsche ma aveva solamente versato una caparra di 2.000 euro alla concessionaria”. La stessa concessionaria di Milano che è parte offesa in un altro filone investigativo e che rivendica il bolide, ora sotto sequestro Trescore.

La questione del reddito di cittadinanza

Nel 2019 per alcuni mesi Maria Horvat percepì anche il reddito di cittadinanza ma la donna davanti alla guardia di finanza di Sarnico ammise di aver commesso degli errori e restituì le somme percepite. All’epoca dei fatti disse che si trattò solo di errori in buona fede quando indicò una residenza non corretta, non dichiarò di possedere due immobili, non comunicò all’Inps di aver comprato un terreno per 65.000 euro rivendendolo a 113 mila euro.

Tra gli altri suoi guai giudiziari si scopre anche quello relativo all’intestazione di una casa a Capriate San Gervasio che, secondo l’accusa risultava fittizia. Il giudice dell’udienza preliminare l’ha dissequestrata accogliendo la linea difensiva secondo la quale l’intestazione invece fosse veritiera. La 76enne aveva acquistato l’immobile da 100 mila euro con parte del denaro della moglie di Principe, suo nipote, ricevuto dal risarcimento nel 2015 per la morte della mamma avvenuto in un incidente stradale.

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Gli altri imputati

In questa vicenda non risulta solo Maria Hovart come imputata. Insieme a lei nell’udienza preliminare anche altre 22 persone, la maggior parte dei quali saranno a processo il 15 febbraio prossimo. Oltre 50 le parti offese. In tutto questo spunta anche la storia delle truffe per la vendita di macchine nel salone di Sorisole aperto e chiuso in soli 3 giorni nel 2019. Ma in questo caso le accuse sono però decadute perché la famiglia Horvat ha risarcito con 200 mila euro.

Resta comunque l’ipotesi di associazione per delinquere per cui, come riporta sempre il Corriere, sono imputati anche i fratelli Principe e Fardi Horvat, con il padre Desiderio. Tutti sono ritenuti i promotori del gruppo “dedito alla sistematica realizzazione dei delitti di truffa, ricettazione, riciclaggio, fittizia intestazione di beni e frode fiscale nell’ambito della compravendita di autovetture e della gestione di concessionari aperti al solo scopo di frodare i clienti”.

Al momento, in udienza preliminare altre quattro persone hanno fatto i conti con la giustizia: il commercialista di Busto Arsizio Alessandro Evar con una condanna a 2 anni e mezzo per l’associazione e per concorso nella truffa ai danni dello Stato per la compravendita e l’esportazione di auto esenti da Iva. Sandro Braidich, condannato a 2 anni e 2 mesi per l’associazione e per intestazione fittizia di auto. Con le stesse accuse è stato condannato alla pena di 2 anni anche Franco Braidich, parenti degli Horvat. Infine, altri 2 anni e 2 mesi per Andrea Ronzi, ritenuto a sua volta intestatario di diverse autovetture.

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