Il giorno dell’udienza che deciderà lo sfratto di uno degli inquilini, fuori dal Tribunale si sono presentate diverse decine di manifestanti
Nato come casa di cura di Milano destinata agli anziani meno abbienti, il Pio Albergo Trivulzio è stato fondato nel lontano 1766 per volontà del principe Antonio Tolomeo Galli Trivulzio e, più di tre secoli dopo la sua nascita, oggi è al centro di un dibattito importante. Nel giorno dell’udienza di sfratto per uno degli inquilini che vi abitano, infatti, qualche decina di manifestanti si è radunata fuori dal Tribunale di Milano per dire il suo no: cosa sta succedendo.
Proprio oggi, mentre all’interno della Corte si decideva sullo sfratto di un inquilino del PAT, fuori dal Tribunale si sono radunati dei manifestanti appartenenti a Sicet, Sunia e all’Unione Inquilini del PAT. Secondo loro, infatti, non è giusto che si proceda allo sfratto, soprattutto perché nella maggior parte dei casi chi abita lì non è in condizioni fisiche ed economiche tali per cui gli sia facile trovare un’altra sistemazione. Ecco quindi il punto della situazione.
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Cos’è il Trivulzio
Storico istituto assistenziale, il PAT vanta un patrimonio immobiliare immenso e a Milano ha più di 1500 appartamenti, localizzati in varie zone della città. I canoni di affitto sono molto bassi e, per questo motivo, permettono anche a chi sta vivendo delle difficoltà economiche di potersi permettere una casa. Nell’ultimo periodo, però, le entrate così risicate hanno determinato ingenti perdite di bilancio, problema che ha portato le autorità a pensare addirittura alla cessione del PAT a un fondo immobiliare pubblico, che si comporterebbe come un privato e quindi alzerebbe i prezzi delle case.
Le polemiche
Se da un lato i cittadini meno abbienti difendono il loro diritto e soprattutto la loro necessità di continuare a risiedere al PAT, dall’altro si è sollevata una polemica relativa a dei VIP che si sa che vivono lì, quindi a canone agevolato, nonostante i loro redditi miliardari. Tra gli inquilini ci sarebbe anche Beppe Marotta, presidente dell’Inter: a denunciare questa situazione il commissario straordinario Paolo Tronca durante un’audizione in consiglio regionale.
“Ribadisco la mia ferma disponibilità ad affrontare tutte le esigenze, ma non posso accettare altre cose paradossali, che mi sono balzate agli occhi subito e che continuano a venire fuori“, avrebbe detto. I manifestanti, però, si sono difesi sostenendo che i VIP che abitano al Trivulzio sono una minima parte rispetto a chi ne ha realmente bisogno e che è ingiusto rescindere tutti i contratti per affidare la struttura ad un fondo immobiliare.
A parlare di quest’ultimo aspetto è stato Lorenzo Pacini, assessore dem del Municipio 1. “Qui abitano soprattutto persone con redditi medio-bassi: infermieri e assistenti sanitari del Pio Albergo Trivulzio, pensionati che prendono 1200 euro al mese, insegnanti“, sottolineando quindi come sia limitato pensare al PAT solo ed unicamente come una residenza di VIP e persone ricche.
Le ragioni dei manifestanti
Secondo quanto sostenuto dal Tribunale, lo sfratto sarebbe motivato dall’esaurimento del contratto di locazione, quindi del documento che acconsente a quel determinato inquilino di continuare a vivere al PAT. I manifestanti, però, sottolineano: “Finita locazione significa che è finito il contratto, non che non ha pagato“, aggiungendo che tutto sta procedendo in modo diametralmente opposto rispetto a quanto avevano detto loro. “Nonostante le rassicurazioni che ci erano state date, il PAT sta cercando di liberare gli alloggi per conferimento proprietà a fondo immobiliare. Chiediamo che si interrompano i contratti per finita locazione e si rinnovino i contratti” ha aggiunto Mattia Gritti, segretario Sicet Milano.
Il PAT, che è un ente al quale partecipano Regione Lombardia e Comune di Milano, ha quindi permesso a molti cittadini di trovare una casa a canone agevolato e se questo venisse meno sarebbero in molti a trovarsi in seria difficoltà. I manifestanti, quindi, hanno chiesto a gran voce che l’udienza fosse sospesa: il cittadino del cui sfratto si parlerebbe oggi, infatti, è un ex percettore del Reddito di Cittadinanza che vive solo, per fare un esempio.