Milano%2C+la+tragica+morte+a+San+Vittore%3A+perch%C3%A9+il+18enne+Joussef+non+doveva+stare+in+carcere
milanocityrumorsit
/cronaca/milano-la-tragica-morte-a-san-vittore-perche-il-18enne-joussef-non-doveva-stare-in-carcere.html/amp/
Cronaca

Milano, la tragica morte a San Vittore: perché il 18enne Joussef non doveva stare in carcere

E’ morto carbonizzato nella cella del carcere di San Vittore a Milano dove era rinchiuso dallo scorso 13 luglio in attesa di processo. Poi il materasso dato alle fiamme e la tragica fine. Perché il 18enne egiziano Joussef Moktar Lota Baron non doveva rimanere in carcere

In passato era stato giudicato incapace di intendere e volere Joussef Moktar Lota Baron, 18enne di origini egiziane, che dal 13 luglio di questo anno era in carcere a San Vittore in attesa del processo per rapina. Non era la prima che il 18enne commetteva a Milano.

Milano, la tragica morte a San Vittore: perché il 18enne Joussef non doveva stare in carcere – ANSA – Milano.cityrumors.it

Ma prima di diventare maggiorenne ad occuparsi di Joussef era stata la giustizia minorile. A lui gli era stato riconosciuto il totale vizio di mente sulla base della valutazione dei periti del Tribunale minorile, e per due volte era stato assolto, giudicato incompatibile con il carcere per totale incapacità di intendere e volere.

Joussef non doveva stare in carcere: le motivazioni

Nella relazione stilata quasi un anno fa dagli psichiatri che avevano preso in carica l’egiziano si legge la raccomandazione dei dottori di affidare il giovane Joussef ad un contesto “protetto”. Così il 18enne (all’epoca ancora minore) era finito per ben 5 volte in diverse comunità. Qui doveva essere curato con “un’adeguata terapia farmacologica”.

Milano, la tragica morte a San Vittore: perché il 18enne Joussef non doveva stare in carcere – ANSA – Milano.cityrumors.it

Ma dopo l’ultimo arresto avvenuto il 13 luglio scorso, dopo lo scippo di una collanina ad una donna nei pressi della Stazione Centrale di Milano, le valutazioni degli psichiatri non sono state prese in considerazione dalla giustizia. Joussef finisce rinchiuso nella casa circondariale milanese a San Vittore.  Il legale del giovane detenuto, l’avvocatessa Monica Bonessa ha lavorato sodo per ottenere urgentemente l’udienza che era stata fissata per la prossima settimana. Il 18enne però non c’è mai arrivato, morto carbonizzato nel letto.

Ieri sera a mezzanotte Joussef era nel bagno della sua cella con in mano un accendino. Dopo aver dato fuoco al materasso, il suo compagno ha iniziato ad urlare. Gli agenti penitenziari sono intervenuti riuscendo a salvare il ragazzo ma non Joussef che, invece, è rimasto intrappolato dalle fiamme che lo hanno bruciato prima ancora che gli estintori riuscissero a fermare quell’inferno.

LEGGI ANCHE: >>> Overtourism Milano, dove andare per evitare i turisti: 4 oasi di pace per evitare la calca

LEGGI ANCHE: >>>Settembre a Milano, dalla settimana della moda alla Green Week: gli eventi da non perdere

Il racconto del fratello: “Prendeva farmaci”

Il fratello del 18enne, fermato davanti il carcere di San Vittore, risponde così a chi gli chiede di Joussef: “Sì, aveva problemi ma non tanto da spingerlo al suicidio. Joussef prendeva farmaci e questi probabilmente gli hanno fatto male. Ma come ha fatto ad avere un accendino in mano in cella?”.

Milano, la tragica morte a San Vittore: perché il 18enne Joussef non doveva stare in carcere – ANSA – Milano.cityrumors.it

Prima di giungere in Italia, il 18enne aveva conosciuto già l’inferno. L’avvocatessa di Baron racconta, come riporta la Repubblica Milano: “Era arrivato dall’Egitto passando per un campo di concentramento in Libia, a 15 anni. Lo avevano trovato legato mani e piedi nel bagno del barcone. Dalle comunità scappava e viveva in strada, aveva reazioni violente per i suoi traumi pregressi, e non sapeva ne leggere ne scrivere. Una volta lo avevano accoltellato”. 

A confermare le parole della legale anche suor Antonella, una delle operatrici ed educatori volontari del carcere di San Vittore: “Sapevamo che aveva problemi in Libia aveva visto cose indicibili”. Al momento non è ancora chiarito se la morte di Joussef sia legata ad una protesta del 18enne o ad un gesto estremo volontario. A stabilirlo sarà ora il fascicolo d’indagine aperto dal pubblico ministero Carlo Scalas che ha scritto sul registro degli indagati il compagno di cella di Joussef per omicidio colposo.