Sei indagati, quattro arrestati e tra di loro anche un adolescente, che nascondeva la droga per il papà pusher: shock in Valsassina
Gli agenti della Mobile di Lecco hanno organizzato una maxi operazione anti droga tra Baezio, Cremeno, Ballabio, Introbio e Cassina Valsassina e questa ha portato alla luce una realtà fatta di spaccio, corruzione, minacce e molto altro. Le indagini sono durate più di un anno: iniziate nel giugno 2022, si sono concluse la scorsa estate ed hanno portato alla luce almeno 21mila cessioni di droga, nonché un incasso da più di un milione di euro.
La retata finale è stata messa a segno pochi giorni fa, all’alba. In questa occasione sono state arrestate quattro persone, contro le quali i magistrati della Procura di Lecco hanno ottenuto un mandato di cattura. Una quinta persona è ricercata, mentre la sesta ha l’obbligo di presentazione agli operatori di polizia giudiziaria. In manette anche il figlio di uno degli indagati, un giovane ragazzo che nascondeva la droga per il padre: ecco però come agivano e quali sono le accuse.
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Le accuse
Sono molti i reati contestati alla banda italo-albanese, una vera e propria autorità nell’ambito dello spaccio in zona Valsassina. A partire dallo spaccio, gli arrestati e gli indagati sono accusati anche di estorsione e di minaccia, false fatturazioni di lavori edili mai seguiti e falso ideologico. In merito all’estorsione, la banda sembra aver costretto un cliente tossicodipendente a vendere casa sua, dal valore di 80mila euro, per saldare un debito.
Tra le accuse anche quella di aver combinato un matrimonio fasullo, così come quella della produzione di fatture false che giustificassero i soldi incassati tramite un conto lituano. Per trovarsi e concludere gli affari avevano una frase segreta, “Ci vediamo per una birretta?“, si scrivevano o si dicevano al telefono.
Le indagini e le reazioni
Sono stati i cittadini della zona a mettere gli investigatori sulla pista giusta. Le indagini sono state svolte alla vecchia maniera, con appostamenti e osservazioni, così come con intercettazioni telefoniche. A commentarle il sostituto commissario Vincenzo Pasquale, che le descrive come difficili anche e soprattutto perché si tratta di soggetti molto temuti: “I loro clienti avevano paura di ritorsioni” aggiunge, rivelando che quasi nessuno ha voluto collaborare con loro proprio per la paura di vendetta. Per questo motivo, diversi clienti sono stati anche denunciati per favoreggiamento.