Spediva farmaci contenti “tramadolo”, ovvero “droga del combattente”, in Ucraina attraverso delle false ricette mediche. Arrestata per truffa aggravata al sistema sanitario segretaria di un medico di base
Raccoglieva i medicinali contenenti “tramadolo”, ossia la cosiddetta “droga del combattente” attraverso la prescrizione di ricette false. Poi spediva gli stupefacenti, aiutata da alcuni connazionali, direttamente nelle zone di guerra dell’Ucraina. La droga era indirizzata ai militari impegnati nel conflitto Russo-Ucraino.
La mente dietro la truffa al sistema sanitario è di una donna, segretaria in uno studio medico di Milano. Le indagini dei carabinieri del Nas, coordinate dalla pm Daniela Bartolucci, dopo un’accurata attività investigativa, hanno portato in carcere l’ucraina di 48 anni.
I farmaci sarebbero giunti in Ucraina attraverso trasporti via terra. La truffatrice arrestata ieri mattina a Milano dai militari del Nas è originaria dell’Ucraina che in Italia svolgeva l’attività di segretaria di base in uno studio medico a Milano.
Finita agli arresti nell’ambito dell’inchiesta degli uomini del Nas, per “cessione di stupefacenti, truffa aggravata e tentata truffa aggravata”. La 48enne sarebbe riuscita a far arrivare “medicinali, anche stupefacenti, verso le zone del suo Paese di origine, l’Ucraina“. Tra i farmaci esportati anche il “tramadolo”, molecola inserita in tabella stupefacenti e nota recentemente con l’appellativo di “droga del combattente”, per via degli effetti euforici prodotti da un uso improprio.
Come si legge in una nota della Procura di Milano, la donna, finita in manette e che lavorava nello studio del medico nella città meneghina, aveva “la disponibilità delle credenziali di accesso del medico nell’applicativo che consente di generare le cosiddette ricette elettroniche dematerializzate”. E illecitamente prescriveva farmaci, anche a effetto stupefacente, verso suoi conoscenti e connazionali, senza alcuna visita medica preventiva e utilizzando i dati di pazienti del tutto ignari tra gli assistiti dello stesso medico”. Così, con l’aiuto dei suoi connazionali, riusciva a far arrivare la “droga del combattente” in Ucraina.
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Dalle indagini dei carabinieri del Nas coordinati dal pm Daniela Bertolucci, si è affermato “un rilevante danno economico al Sistema sanitario nazionale, in quanto nella scelta degli ignari intestatari delle ricette si prediligevano soggetti che beneficiavano di varie esenzioni”.
Gli inquirenti spiegano che la segretaria 48enne, “avvalendosi di suoi connazionali, avrebbe più volte, sistematicamente esportato nelle zone di guerra dell’Ucraina quei farmaci, tra cui la “droga del combattente”, reperiti sotto false ricette mediche.