Ilaria Salis difende Rexhino Abazaj: l’attivista italo-albanese, detto Gino, non viene estradato dalla Francia. Chieste garanzie all’Ungheria.
Ilaria Salis non dimentica e si schiera dalla parte di Rexhino Abazaj. Attivista italo-albanese, detto Gino, accusato (proprio come l’eurodeputata) di aver aggredito, nel febbraio 2023, militanti di estrema destra durante i raduni neonazisti della Giornata dell’Onore. Centro nevralgico della manifestazione: Budapest.
L’uomo è imputato di violenza e aggressione, accuse che gli sono costate la detenzione. Proprio come accaduto alla Salis, riuscita poi a districarsi da questa matassa giudiziaria piuttosto complicata grazie anche al contributo di Alleanza Verdi Sinistra. Il partito l’ha candidata alle scorse Elezioni Europee evitandole la prigionia, ma i problemi non sono finiti: il punto restano le condizioni detentive all’interno del carcere ungherese.
Situazione che limita i diritti umani, proprio la Salis aveva mostrato all’Europa come era costretta a stare all’interno delle celle di massima sicurezza. Mal nutrita e senza alcun tipo di supporto. Neanche per quanto riguarda le condizioni essenziali di vita. Scarsità di acqua e cibo che le stavano costando la salute. Sopravvivenza a rischio anche per Rexhino Abazaj.
L’attivista italo-albanese potrebbe trovarsi nelle stesse condizioni in cui verteva la Salis. Attualmente è stato arrestato in Francia su richiesta ungherese, ma si teme per un’eventuale estradizione. Anche per questo la donna ha partecipato a manifestazioni e presidi, in particolare a Milano, per chiedere l’intervento (non solo dell’Italia) rispetto alla questione.
Gino – come è conosciuto ormai da tutti l’attivista – è ancora in condizioni ottimali. La sofferenza si fa sentire, ma non sembra essere in pericolo di vita. Condizione che potrebbe cambiare nelle prossime settimane, a meno che non ci sia un intervento istituzionale. Nello specifico, se l’uomo, 32enne e a lungo militante nei movimenti antagonisti sul territorio lombardo, dovesse essere estradato in Ungheria rischierebbe in prima persona.
I motivi sono gli stessi che hanno portato la Salis ad accendere i riflettori sulle condizioni di detenzione attualmente vigenti a Budapest. Ragioni per cui, dalla Francia, non arriva ancora l’ok per l’estradizione. Dalla Corte d’Appello di Parigi vogliono garanzie sulla tenuta e il rispetto dei diritti umani: “Le istituzioni francesi hanno sollevato dei dubbi in tal senso – sottolinea la Salis – si sta premendo sulla possibilità che si svolga un giusto processo considerando appunto le carenze sistemiche che ci sono in Ungheria“.
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Insomma l’eurodeputata AVS non chiude la questione, anzi tiene alta l’attenzione sulla politica ungherese anche rispetto alle rimostranze della Francia: “Gino per me è un compagno, un fratello, un amico. L’impegno, però, non è soltanto una questione personale: c’è bisogno di una solidarietà politica”. L’asse Milano-Parigi rimane salda aspettando risposte dall’Ungheria.