Sono dieci giorni che Giacomo Bozzoli, accusato per l’omicidio dello zio Mario Bozzoli e condannato all’ergastolo, è sparito nel nulla. Il suocero del 39enne ha dichiarato a mezza bocca dove potrebbe essere il genero
Giacomo Bozzoli, il 39enne condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, imprenditore di Brescia carbonizzato nel forno della sua fonderia dal nipote la sera dell’8 ottobre 2015, è sparito. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione di Roma, l’uomo non è stato trovato nella villa dove risiede con la famiglia dai carabinieri.
L’ipotesi è che Bozzoli sia fuggito all’estero con la moglie e il figlio di 8 anni a bordo della propria auto. Ma dove, nel particolare, non è ancora stato chiarito anche se gli ultimi indizi suggeriscono che sia scappato in Francia.
Domenica 23 giugno scorso, alle 3.30 del mattino sul cellulare di Giacomo Bozzoli è stato registrato il suo ultimo accesso a Whatsapp. Dalle indagini investigative ora si scopre che circa due ore dopo, quindi intorno alle 5.51, nel comune di Manerba del Garda (provincia di Brescia), è stato registrato il passaggio di una Maserati Levante, automobile dell’imprenditore.
Poco dopo (alle 6.03), la stessa auto è stata segnalata anche a Desenzano del Garda. Sentito dagli investigatori, il suocero di Giacomo Bozzoli, avrebbe riferito che il genero si troverebbe insieme alla famiglia (moglie e figlio) “in una località imprecisata della Francia”.
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Adelio Bozzoli, padre del ricercato 39enne Giacomo, proprio in queste ore avrebbe riferito di non sapere dove sia il figlio. L’uomo, che a differenza del figlio era presente nell’aula di Tribunale alla lettura della condanna all’ergastolo a vita dell’imprenditore, aveva detto di essere “distrutto” perché ha sempre creduto nell’innocenza del figlio Giacomo.
Contattato dall’ANSA, al telefono Adelio Bozzoli ha riferito: “Sono nel letto, ho avuto un mezzo infarto. Dove è Giacomo? Non lo so davvero”. Lunedì 1° luglio, mentre si attendeva il verdetto della Cassazione, il padre dell’imputato aveva detto ai cronisti: “Giacomo è innocente, sto molto male”.
Intanto, da ieri sera il 39enne è ufficialmente latitante. Il decreto di latitanza è stato emesso con la firma del giudice della prima sentenza e presidente della prima sezione penale del tribunale di Brescia, Roberto Spanò.