Il processo per la morte di Ansh Sharma, avvenuta il 19 luglio 2020, si è concluso con la condanna dei genitori del bambino e del bagnino
Il fatto drammatico è accaduto il 19 luglio 2020 presso il lido estivo di via Rodi, a Brescia. Ansh Sharma, che avrebbe compiuto otto anni il giorno successivo, si trovava lì con mamma, papà e fratello. A un certo punto, il bambino si è allontanato dallo sguardo dei famigliari e, nel giro di pochi secondi, è accaduto il dramma.
Secondo l’accusa e la ricostruzione supportata anche al Tribunale, Ansh si sarebbe allontanato dalla piscina dei bambini e si sarebbe diretto verso quella olimpionica. A quel punto non si sa se si sia tuffato di proposito o sia semplicemente scivolato nell’acqua: fatto sta che, quando è stato individuato e portato all’asciutto, per lui non c’era già più niente da fare poiché, non sapendo nuotare, è annegato. Oggi il primo grado del processo contro i genitori e il bagnino della struttura: ecco cosa è successo.
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Condannati i genitori del bambino
Il tribunale ha deciso per tre condanne in primo grado, per quanto riguarda la morte del piccolo Ansh Sharma. Sei mesi di reclusione per la mamma e il papà del bambino, mentre nove mesi sono stati assegnati al bagnino: le accuse sono di omicidio colposo e omesso controllo. Secondo l’accusa, infatti, il fulcro sta nella mancanza della sorveglianza del bambino da parte dei due genitori e del bagnino, che si trovava lì proprio con quello scopo.
Sul corpo del bambino è stata subito eseguita l’autopsia che, come si prevedeva, ha escluso ogni possibile concausa di morte. Unica causa, quindi, l’asfissia meccanica da annegamento: secondo la quantità di acqua trovata nei polmoni del bambino, si ipotizza che Ansh sia rimasto nella piscina dai 2 ai 4 minuti.