Una sanzione per aver mostrato una bandiera palestinese. A denunciarlo è il consigliere regionale Luca Paladini, che parla di “gesto pacifico”.
Una multa da duecento euro per aver esposto la bandiera della Palestina durante una partita di basket. È quanto accaduto nella mattinata di oggi a Luca Paladini, consigliere regionale della Lombardia in quota Patto civico.

La vicenda è avvenuta lo scorso 20 novembre al Forum di Milano, durante la partita di Eurolega di basket dello scorso 20 novembre tra Olimpia e Hapoel Tel Aviv. Fuori dal palazzetto, prima del match, c’era anche un presidio pro Pal a cui Paladini non era collegato. “Una volta dentro il Forum, quando è stata presentata in campo la squadra israeliana, – ha raccontato Paladini – ho esposto per dieci secondi e in maniera pacifica la bandiera”.
Per Paladini si sarebbe trattato di un gesto non violento fatto in silenzio ma che ha attirato l’attenzione di un agente di polizia in borghese. Il poliziotto, stando a quanto riferito dall’esponente politico, ha chiesto a Paladini di documenti e gli ha chiesto di evitare di mostrare la bandiera. A quel punto, il consigliere ha utilizzato il vessillo come fosse una sciarpa.
Milano, Luca Paladini: “Sono letteralmente annichilito”
“Questa mattina mi ha chiamato il Commissariato di polizia della mia zona, qui a Milano. – ha dichiarato il consigliere di Patto civico – Devo andare a ritirare la notifica di una multa di poco inferiore ai 200 euro per questo. Mi si è accennato al telefono a una violazione delle regole interne al Palasport. Sono letteralmente annichilito e ovviamente la cosa, per quanto mi riguarda, non finisce qui“. Luca Paladini aveva già parlato dell’episodio negli attimi successivi all’identificazione.
“Per questo semplice gesto prima dell’inizio di Olimpia Milano – Hapoel Tel Aviv, sono appena stato avvicinato dalla Digos che ha preso le mie generalità e invitato a mettere via la bandiera. – aveva detto allora il consigliere – Non va bene. Non va bene per niente”. Come già accennato, in quei momenti all’esterno del Forum di Assago c’erano anche un presidio pro Palestina. Gli attivisti, circa un centinaio, erano controllati da un cordone di polizia.

Una due giorni complicata, in quanto a Bologna, poche ore dopo, si sarebbe giocato il match tra Virtus e Maccabi Tel Aviv. Erano state lanciate accuse e slogan anche contro il Comune di Milano, “colpevole” di non aver interrotto in consiglio comunale il gemellaggio con Tel Aviv. “Ciò che può sembrare una semplice competizione sportiva rappresenta in realtà l’ennesima dimostrazione della complicità della città di Milano con lo Stato genocida di Israele“, era la posizione di Global Movement to Gaza-Lombardia.
Secondo i pro Pal si sarebbe trattato dell’ennesimo caso di sportswashing, dove “lo sport viene utilizzato come vetrina politica per ripulire l’immagine di uno Stato criminale, legittimandone le azioni e dirottando l’attenzione da un genocidio che non si è mai fermato“. Al presidio c’erano anche associazioni di sport popolare come Le Sberle: “Israele fa sportwashing, usa lo sport per ripulire la propria immagine davanti all’opinione pubblica”. Ai tifosi della curva dell’Olimpia Milano non era stato consentito far entrare uno striscione con la scritta Stop the War, così come erano stati ritirati all’ingresso dei cartellini rossi che erano stati distribuiti da associazioni proPal agli spettatori.





