Amianto alla Scala: le richieste di condanna

Vertici e funzionari del Teatro alla Scala sono a processo a Milano per i 5 decessi provocati dall’amianto presente in teatro fino al 1992.

Nell’udienza di oggi, 27 novembre, sono arrivate le richieste di condanna da parte del pm Maurizio Ascione.
La pena maggiore a 7 anni di carcere ha riguardato Giovanni Traina, ex consulente esterno del Teatro in materia di igiene e sicurezza; 5 anni sono stati chiesti per Carlo Fontana, sovrintendente dal 1990 al 2005; 3 anni per l’ex direttrice degli affari generali Maria Rosaria Samoggia e 2 anni e 6 mesi per l’ex direttore tecnico Franco Malgrande.

Solo a febbraio di quest’anno era stato presentato un dossier dettagliato sulla presenza dell’amianto in teatro da parte di diverse associazioni che si occupano di salute sui posti di lavoro: Medicina democratica, Associazione italiana esposti amianto, Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di lavoro e nel territorio e Comitato ambiente e salute del Teatro.
Sono le stesse che si sono costituite anche parte civile nel processo.

Per tutti gli imputati l’accusa è di omicidio colposo e di di negligenza per non aver provveduto al censimento, alla bonifica e alla messa al bando della sostanza cancerogena.

L’attenzione, in particolare, è puntata sulla gestione di una componente scenica chiamata pattona, una mole di lamiera di 17 metri per 12 foderata di stoffe in amianto, posizionata tra il palcoscenico e la sala che,  a ogni movimento rilasciava fibre di amianto che si disperdevano in sala.

Nel 1992 il Governo aveva messo al bando questa sostanza obbligando alla sua rimozione con le dovute cautele ovunque se ne trovasse traccia. In quello stesso anno, la struttura scaligera era crollata nel corso di una sessione di prova ed era stata dismessa senza troppe cautele per gli operai che stavano effettuando i lavori.

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