Milano piange la scomparsa di due rappresentanti del panorama creativo, portati via dal covid: Francesco Trabucco e Giovanni Gastel.
Francesco Trabucco
Architetto e noto designer industriale, è scomparso all’età di 76 anni.
L’annuncio è stato dato dall’ Adi – Associazione per il Disegno Industriale – di cui era stato vice presidente dal 1992 al 1996. Era anche professore emerito di disegno industriale al Politecnico di Milano.
Il suo nome, infatti, si lega indissolubilmente al mondo degli elettrodomestici giacché Trabucco intuisce che la loro forma deve essere semplice e pratica, per poter usare l’oggetto al meglio.
Si diverte con le forme e proprio così nasce l’idea di un aspirapolvere che ha la forma di un bidone e può essere trasportato in giro per casa con facilità. Il suo interesse si sposta poi verso gli apparecchi destinati alla ventilazione.
Quando era ancora uno studente di architettura, invece, si inventò una lampada da tavolo ispirata a un altro principio a lui caro: sprecare il meno possibile.
Come architetto, a lui si devono i progetti per gli uffici Ibm a Segrate, il negozio Gucci e l’unità spinale dell’ospedale Niguarda oltre a svariati progetti realizzati all’estero tanto che alcuni suoi disegni fanno parte delle collezioni permanenti del Moma di New York, della Pinacoteca di Monaco e del Museo d’Arte di Tel Aviv.
Un altro interesse di Trabucco lo portò verso la formazione delle nuove generazioni, interesse che lo vide entrare al Politecnico nel 1987.
Il suo impegno culminò nella nascita della facoltà autonoma dedicata al solo Design fino a diventare presidente del corso di laurea magistrale in Design & Engineering e, dal 2009, coordinatore del dottorato di ricerca, proprio in design.
Giovanni Gastel
Celebre fotografo di moda, nipote del regista e padre del neorealismo Luchino Visconti, aveva 65 anni ed era ricoverato all’ospedale Fiera Milano.
Gastel aveva scoperto fin da giovane la passione per la fotografia ma è solo negli anni ’80 che si avvicina al mondo della moda con le prime collaborazioni con le riviste patinate del settore.
Il decennio successivo, il suo nome si associa spesso e volentieri alle campagne pubblicitarie dei grandi marchi italiani e internazionali nonché alle top model diventate famose con il loro nome, altra novità di quel periodo, da Naomi Campbell a Monica Bellucci.
Negli anni la fotografia non gli basta più e così decide di dedicarsi ad altre passioni come la poesia, la scrittura e l’arte tanto da realizzare la sua prima personale nel 1997 alla Triennale di Milano.
Nell’ultimo periodo si stava concentrando sui ritratti e il Maxxi di Roma gli aveva dedicato una retrospettiva con una selezione di 200 ritratti di personaggi famosi che spaziano dalla politica alla musica al cinema.
Collaborava altresì con il Teatro del Silenzio per il quale aveva realizzato i manifesti delle ultime opere andate in scena. Il suo direttore artistico, Alberto Bartalini, lo ricorda così: “Egli stesso era la moda, la incarnava alla perfezione. E’ stato un grande fotografo del neorealismo, del resto condivideva parte del suo patrimonio genetico con Luchino Visconti. Ecco, Gastel riusciva, con la sua identità stilistica, a umanizzare anche le modelle o i modelli più banali, facendoli diventare persone nelle sue foto”.