Ricorrono oggi quarant’anni dall’assassinio, il 28 maggio 1980, di Walter Tobagi. Il giornalista, umbro di nascita ma di stanza a Milano e che proprio nel capoluogo lombardo fu assassinato, è una delle tante vittime delle Brigate Rosse del periodo a cavallo tra gli anni ’70 e ’80.
“Walter Tobagi – è l’omaggio che oggi fa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – fu ucciso barbaramente perché rappresentava ciò che i brigatisti negavano e volevano cancellare. Era un giornalista libero che indagava la realtà oltre gli stereotipi e pregiudizi, e i terroristi non tolleravano narrazioni diverse da quelle del loro schematismo ideologico. Era un democratico, un riformatore, e questo risultava insopportabile al fanatismo estremista. Tobagi è morto giovanissimo. A trentatré anni aveva già dimostrato straordinarie capacità, era leader sindacale dei giornalisti lombardi, aveva al suo attivo studi, saggi storici, indagini di carattere sociale e culturale. E’ stato ucciso in quei mesi, in cui altri uomini dello Stato, altri eroi civili, cadevano a Milano e in tutta Italia per fedeltà a quei principi di convivenza che la Mitologia rivoluzionaria, le trame eversive, le organizzazioni criminali di diversa natura volevano colpire”.