I proiettili partiti dalla pistola, regolarmente detenuta, dell’ex assessore di Voghera Massimo Adriatici e che hanno causato la morte di Youns El Boussettaoui erano di tipo espansivo.
Questo è quanto sostiene una perizia effettuata dalla difesa con gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli presentata oggi per opporsi alla richiesta di revoca dei domiciliari all’accusato. Lo ha riportato il quotidiano La Repubblica.
Il proiettile, in pratica, aveva un foro sulla sommità in modo tale che, una volta entrato nel corpo della vittima, esploda provocando danni più gravi. Si tratta di proiettili che proprio per questa caratteristica sono considerati alla stregua di armi da guerra e sono quindi vietati.
La difesa di Adriatici, che è accusato di eccesso colposo di legittima difesa, ha negato che l’arma avesse questo tipo di proiettili.
Una risposta definitiva sulla delicata questione, che se confermata andrebbe ad aggravare la posizione di Adriatici, si spetta dalla perizia affidata ai Ris di Parma.
Allo studio degli inquirenti ci sono anche alcuni filmati che mostrerebbero l’ex assessore che segue l’uomo in diverse vie cittadine.
I fatti risalgono alla notte del 21 luglio scorso e hanno avuto come teatro un bar di piazza Meardi dove la vittima stava infastidendo alcuni avventori.
Adriatici ha quindi chiamato la Polizia ma mentre era ancora al telefono l’uomo ha iniziato a spintonarlo, colpendolo poi con un pugno fino a farlo cadere. A questo punto l’assessore ha estratto la pistola dalla quale è partito un colpo che ha raggiunto l’aggressore in pieno petto. I sanitari del 118 hanno tentato un ricovero in ospedale ma le sue condizioni si sono aggravate rapidamente fino ad arrivare al decesso.
La vittima era già nota alle forze dell’ordine per altri episodi di ubriachezza e reati come minacce, resistenza a pubblico ufficiale, spaccio, evasione, guida in stato di ebbrezza e senza patente, falso e porto di armi atte a offendere.