Moby Prince; 30 anni dopo la commemorazione in Comune

Il prossimo 10 aprile saranno trascorsi 30 anni dalla sciagura del traghetto Moby Prince che prese fuoco nel Porto di Livorno causando la morte di 140 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio.

Una tragedia ancora oggi senza colpevoli e che, anche per questo, è stata commemorata dal Consiglio Comunale di ieri, 8 aprile, con un minuto di silenzio in apertura di seduta.
“Una strage che attende ancora giustizia, perché tutte le ipotesi emerse sulle cause e le responsabilità sono state smentite – ha ricordato il presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolé – . In questi anni l’impegno costante delle due associazioni nate allo scopo di far emergere la verità sull’accaduto ha fatto sì che l’attenzione – anche del Parlamento italiano – restasse alta e che venisse alla luce la sommarietà dell’inchiesta svolta dalla Capitaneria di Porto subito dopo la sciagura”.

“Oggi il Consiglio comunale vuole commemorare le due persone che legano il ricordo di questa tragedia a Milano – ha aggiunto – : Giovanni Minutti, cittadino milanese e vittima del disastro, e Angelo Chessa, figlio del comandante del traghetto, che da sempre risiede e lavora a Milano come medico, con l’auspicio che presto possa essere fatta giustizia”.
Sulla scia di quei tragici fatti il Parlamento ha infatti chiesto la riapertura delle indagini.

I fatti
La notte del 10 aprile, uscendo dal porto di Livorno in direzione di Olbia, il traghetto Moby Prince speronò con la prua la petroliera Agip Abruzzo ferma in rada entrando dentro una delle cisterne. Una parte del greggio si riversò in mare, il resto invase la punta del traghetto proprio mentre lo fregamento tra le lamiere delle due navi provocava il vasto incendio che avviluppò, senza scampo, l’intera nave provocando la morte dei 140 passeggeri a bordo, provenienti da diverse parti d’Italia, a eccezione di un mozzo di origine napoletana, Alessio Bertrand.

Il processo per accertare i fatti si aprì nel 1995 con 4 imputati : il terzo ufficiale di coperta dell’Agip Abruzzo Valentino Rolla, accusato di omicidio colposo plurimo e incendio colposo; Angelo Cedro, comandante in seconda della Capitaneria di Porto e l’ufficiale di guardia Lorenzo Checcacci, accusati di omicidio colposo plurimo per non avere attivato i soccorsi con tempestività; Gianluigi Spartano, marinaio di leva, imputato per omicidio colposo per non aver trasmesso la richiesta di soccorso. In questa prima fase furono archiviate le posizioni dell’armatore del traghetto e comandante della petroliera Renato Superina.
Due anni dopo arrivò la sentenza di assoluzione con la formula del “fatto non sussiste”.

Un secondo processo, aperto a Firenze nel 1999, ha dichiarato non più perseguibile Rolla per intervenuta prescrizione ma ha rilevato lacune sulla condotta della Capitaneria di porto nella gestione dei soccorsi alla Moby Prince.
Negli anni successivi emersero manomissioni compiute a bordo del traghetto ed episodi di corruzione in atti giudiziari a carico degli inquirenti.
Nel 2006, su richiesta dei figli del comandante Chessa, la Procura di Livorno riaprì le indagini per acquisire ulteriore materiale probatorio ma i successivi anni di dibattimento portarono, di nuovo, all’archiviazione del procedimento nel 2010.

Nel 2013, su richiesta dei famigliari delle vittime, è nata una Commissione di inchiesta parlamentare nella speranza di arrivare a conclusioni certe sulla vicenda. Conclusioni arrivate con le 492 pagine della relazione consegnata nel 2018 che ha evidenziato le lacune del procedimento giudiziario e dei soccorsi senza però chiarire le responsabilità dell’accaduto.

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