Medico accoltellato: non si esclude il suicidio

Gli inquirenti che indagano sulla morte violenta del ginecologo campano Stefano Ansaldi, trovato senza vita in via Mauro Macchi nelle vicinanze della Stazione Centrale, non escludono l’ipotesi del suicidio.

Sono almeno tre i particolari che porterebbero a questo tipo di valutazione. Il primo è la mancanza di impronte digitali sull’arma del delitto, un coltello da cucina rinvenuto accanto al corpo. Da notare che Ansaldi indossava un paio di guanti di lattice. Segue l’assenza di una qualsiasi figura che si allontani dalla scena del crimine come dimostrano le videocamere di sorveglianza e anche il testimone che lo ha trovato ancora agonizzante.
Da ultimo il fatto che tre ore prima del fatto avesse spento il cellulare.

Gli investigatori stanno, di fatto, procedendo per esclusione di ipotesi.
Quasi da subito, infatti, era sembrata poco probabile la rapina nonostante ci fosse stato un episodio analogo sempre in zona.

Nel caso del medico, mancava all’appello solo il cellulare quando soldi, orologio di valore e valigetta 24 ore erano rimasti accanto al corpo.
Un altro elemento valutato era stata la mancanza del biglietto per il treno del ritorno in una giornata tra le più affollate di partenze in vista delle restrizioni festive.

Così, poco alla volta stanno emergendo anche altri elementi tra cui il fatto che Ansaldi fosse positivo al covid e nonostante questo si fosse spostato fuori regione.

Un’altra pista investigativa porta però alla situazione finanziaria del medico. In passato sarebbe stato coinvolto in un giro di assegni in bianco destinati a paradisi fiscali. Lo studio ginecologico nel quale esercitava la professione a Napoli era pieno di debiti fino ad arrivare al fallimento così come era successo per un laboratorio di analisi che dirigeva in una zona periferica di Napoli. Oltre a questo c’è un debito contratto con Equitalia per circa 70 mila euro.
Le indagini proseguono tra il riserbo degli inquirenti.

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