Il portale DOVE E COME MI CURO ha realizzato un’indagine sugli ospedali italiani più performanti per numero di parti (fonte: PNE 2018 relativo all’anno 2017). L’alto volume di attività, infatti, si traduce in maggiori garanzie di sicurezza per mamme e bambini. In Lombardia, le strutture pubbliche o private accreditate che effettuano parti sono 66. Il 43,9% rispetta il valore di riferimento fissato a 1000 parti mentre il 13,6% non rispetta il valore minimo di 500 parti l’anno.
Le 5 strutture che in Lombardia effettuano un maggior numero di parti sono:
- 1. Ospedale Maggiore Policlinico – Clinica Mangiagalli di Milano (n° parti: 5447) (cesarei: 26,91%) 2° in Italia
- 2. Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (n° parti: 4170) (cesarei: 15,18%) 4° in Italia
- 3. Presidio Ospedaliero Spedali Civili di Brescia (n° parti: 3117) (cesarei: 15,68%) 9° in Italia
- 4. Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi – ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano (n° parti: 3092) (cesarei: 9,53%) 10° in Italia
- 5. Ospedale Filippo del Ponte di Varese (n° parti: 2883) (cesarei 5,96%)
Con 7342 nati invece, il Sant’Anna di Torino si riconferma il 1° ospedale in Italia per numero di parti.
Giusta proporzione di tagli cesarei: indice di adeguatezza delle cure. La giusta proporzione di tagli cesarei, insieme ai volumi, è tra i fattori più importanti a cui guardare al momento di scegliere l’ospedale, perché è indicativo dell’adeguatezza dell’assistenza prestata. In Italia, il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera (DM 70) fissa i valori massimi relativi ai cesarei primari al 25% per le maternità che effettuano più di 1.000 parti annui e – come detto precedentemente – al 15% per quelle che ne eseguono meno di 1.000. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, invece, afferma fin dal 1985, che una proporzione di cesarei superiore al 15% non è giustificata. “Rispetto al parto vaginale, il parto con taglio cesareo comporta maggiori rischi per la donna e per il bambino, motivo per cui dovrebbe essere effettuato solo in presenza di indicazioni materne o fetali specifiche”, spiega Elena Azzolini.
Come scegliere il punto nascita? Volumi e giusta proporzione di parti cesarei sono due fattori importanti da guardare perché indicativi dell’esperienza e dell’adeguatezza delle cure prestate, ma ci sono anche altri aspetti da non sottovalutare. Le donne, in genere, hanno aspettative precise riguardo al momento della nascita del loro bambino: c’è chi ci tiene a partorire nel modo più naturale possibile, chi vuole assolutamente contenere il dolore, chi desidera il neonato con sé 24 ore su 24 e chi chiede di conservare il sangue del cordone ombelicale. Non si può prescindere, poi, dall’andamento della gravidanza: se insorgono patologie a carico della donna o del nascituro durante l’attesa bisogna necessariamente puntare su un centro hub di II livello che disponga di strumentazione adeguata e di una Terapia Intensiva Neonatale. “Invece, se la gravidanza è fisiologica, la futura mamma può scegliere di farsi seguire presso i consultori e di partorire negli ospedali spoke di 1° livello – ben collegati ai centri hub di 2° – purché vantino adeguati volumi di attività”, spiega Grace Rabacchi.
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