Indagine camici alla Regione: perquisita la sede di Dama Spa

L’inchiesta sulla fornitura, poi trasformata in donazione, di camici e altri dispositivi di sicurezza personale  dall’azienda Dama Spa alla Regione Lombardia si è arricchita di nuovi particolari.
I militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Gdf, su delega della Procura di Milano, hanno infatti perquisito gli uffici della società alla ricerca di prove che dimostrino la mancata consegna di circa venticinquemila camici sui settantacinquemila previsti dalla donazione.
Si è inoltre appreso che a bloccare la donazione sarebbe stato l’ufficio legale di Aria, la centrale acquisti della Regione.
Questi ulteriori particolari sono il nucleo dell’inchiesta condotta dai pm Luigi Furno, Paolo Filippini e Carlo Scalas in cui sono indagati il governatore Attilio Fontana e suo cognato nonché amministratore delegato della Dama Spa Andrea Dini.
L’attenzione dei pm si sta però spostando anche su una serie di operazioni finanziarie che riguardano il solo Fontana. In particolare, si parla di un conto svizzero i cui capitali sono stati regolarizzati con il procedimento dello scudo fiscale nel 2015.
Questa somma, che si aggira sui cinque milioni di euro, non sarebbe stata dichiarata da Fontana nella denuncia del suo stato patrimoniale del 2016 quando era sindaco di Varese.
Per questa omissione sarebbe stato multato dall’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione.
Come in un meccanismo di scatole cinesi, il conto svizzero era originariamente intestato alla madre del Governatore e vi erano confluiti capitali detenuti in due fondi, uno alle Bahamas e l’altro in Lichtenstein.
Fontana ha poi ereditato questo conto corrente che è tornato alla ribalta perché da qui sarebbe partito un bonifico di duecentocinquantamila euro, poi bloccato dall’Unità di Informazione della Banca d’Italia che vigila sul riciclaggio, e che era destinato a Dini per compensare la donazione dei camici.

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