Un annuncio shock. Una previsione destinata a far discutere e a provocare problemi per oltre trentamila lavoratori. “In pochi anni perderanno tutti il posto di lavoro”
La crisi che caratterizza il mondo medico sta toccando numerose regioni italiane, con i suoi problemi parzialmente irrisolti. Il mondo della sanità è accompagnato da dubbi, incertezze e situazioni sempre più complicate da gestire. E che caratterizzano la stragrande maggioranza del territorio italiano. Problemi legati alle prestazioni mediche, agli innumerevoli ritardi, alla carenza di personale e ad una diagnostica quanto mai precaria. La Lombardia, in questo contesto specifico, non brilla di certo.

Gli ultimi dati hanno portato il mondo della sanità meneghino a fare i conti con una situazione emergenziale. Che secondo gli esperti rischia di aggravarsi in modo eloquente nei prossimi anni. Secondo le previsioni degli addetti ai lavori e dei sindacati, sarebbero a forte rischio circa trentaquattromila posti di lavoro, legati alla sanità.
Oltre trentamila posti di lavoro in ambito sanitario persi entro il 2038
Un numero altissimo: una previsione che, se confermata, potrebbe aggravare ulteriormente le problematiche interne di un mondo sempre più in crisi: cosa sarebbe della sanità lombarda se nel giro di qualche mese i cittadini si trovassero a fare i conti con una diminuzione drastica di medici, infermieri, responsabili sanitari e personale ospedaliero? La fotografia scattata è desolante e porta la Regione a fare i conti con una problematica sempre più pressante.

“La sanità nella nostra regione si conferma sempre più in crisi”, ha confermato la Uil Lombardia, che ha preparato un dossier, elaborando i dati emersi dal Conto Annuale della Ragioneria dello Stato 2023 e dal Rapporto Agenas 2023. Secondo il sindacato, nella regione si perderanno circa 34.000 posti di lavoro da qui fino al 2038. Una fotografia sconcertante, che evidenzia una situazione delicata e pericolosa. Secondo questi dati, circa un terzo del personale attualmente operativo nelle strutture sanitarie meneghine, uscirà dal sistema medico. Un numero altissimo.
Gli infermieri saranno i più colpiti: ma il numero dei medici preoccupa
A perdere il posto (secondo questa fotografia) sarebbero circa 10.000 infermieri (i più colpiti dalla possibile crisi del settore), 4.600 medici e circa 4.000 OSS, altra figura che negli ultimi anni è risultata in crescita, ma che nel prossimo decennio rischia di scomparire. Numeri che evidenziano la drammaticità della situazione, visto che nella regione ci sono attualmente circa 3,8 medici ogni mille abitanti (la media nazionale si assesta su 4,6, mentre quella europea è addirittura di 8,26). “Questo significa che mancano già all’appello almeno 7.800 infermieri solo per allinearci al dato italiano e oltre 44.000 per raggiungere lo standard europeo”, la nota della Uil Lombardia.

Una situazione davvero complicata, alimentata dai problemi rappresentati dai percorsi universitari delle professioni sanitarie, che secondo gli esperti fanno registrare dei tassi di abbandono elevati e che portano a non riuscire a coprire i posti di lavoro messi a disposizione. Un segno di come questo tipo di professioni vengano considerate poco attrattive. “Questi numeri – conferma Salvatore Monteduro, Segretario Confederale Uil Lombardia – non sono un dato tecnico, ma il segnale di un’emergenza sociale. Il rischio concreto è che ospedali, RSA e servizi territoriali non reggano l’urto di un’ondata di pensionamenti che non sarà compensata dagli ingressi. La prospettiva di perdere migliaia di infermieri e medici in pochi anni significa esporre i cittadini a un peggioramento drammatico della qualità e dei tempi di cura. Non si tratta più di chiedere qualche aggiustamento: serve un piano straordinario regionale di assunzioni, formazione e valorizzazione contrattuale. La sanità lombarda va messa in sicurezza oggi, non domani”.
Il modo per risolvere il problema: due gli obiettivi principali
Secondo la stima del sindacato, circa il quaranta per cento dei tecnici della prevenzione, perderà il proprio posto entro il 2038. Un particolare che non fa che aumentare i dubbi sulla sicurezza. “Rischiamo di avere meno protezione sul territorio – dichiara Eloisa Dacquino, Segretaria Confederale UIL Lombardia– con un territorio meno protetto, con minori controlli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla qualità dell’ambiente e sulla tutela della salute pubblica. Da tempo la nostra Organizzazione chiede interventi strutturali in materia di sicurezza sul lavoro che affrontino prioritariamente il progressivo depauperamento degli organici dei servizi di prevenzione. In una regione che conta il maggior numero di morti sul lavoro, dove infortuni e malattie professionali restano elevati, immaginare di affrontare i prossimi anni con organici ulteriormente dimezzati è inaccettabile. In tema di prevenzione e sicurezza sul lavoro occorrono interventi strategici e l’adozione un piano straordinario di assunzioni”.

Due gli obiettivi principali in vista del prossimo futuro: rendere nuovamente desiderabile la scelta di queste carriere “garantendo condizioni di lavoro dignitose, stipendi adeguati e possibilità di crescita professionale. Senza un’inversione di tendenza, non formeremo il personale che ci serve e non riusciremo a trattenere chi sceglie questo mestiere”, conclude Monteduro. E l’apertura di un tavolo di lavoro con la Regione: “La gestione del personale sanitario non è un affare burocratico – concludono Monteduro e Dacquino – ma la condizione minima per garantire il diritto alla salute dei cittadini lombardi. Se non si interviene subito, la Lombardia rischia di trovarsi con servizi scoperti, liste d’attesa infinite e territori meno sicuri. È una sfida che va affrontata con la stessa urgenza con cui si gestirebbe una calamità: perché di emergenza, guardando i dati, si tratta a tutti gli effetti”.