La Casaleggio Associati è diventata oggetto di un fascicolo conoscitivo modello 45 ovvero senza indagati né ipotesi di reato da parte della Procura di Milano.
In particolare, l’iniziativa è stata promossa dal pool di contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione coordinato dall’aggiunto Maurizio Romanelli che ha anche incaricato la Guardia di Finanza degli accertamenti del caso.
Al centro degli accertamenti sono finite le consulenze fatte dalla Casaleggio al colosso del tabacco Philip Morris e quantificate in oltre 2 milioni di euro a partire dal 2017. Si vuole quindi accertare l’esistenza o meno di un legame tra queste procedure ed eventuali interventi normativi a favore dell’industria del tabacco presentati dal Movimento Cinque Stelle come, a esempio, la riduzione della tassazione sulle sigarette elettroniche.
Davide Casaleggio, per parte sua, ha già smentito di avere fatto ricorso alla politica per fare favori a un proprio cliente spiegando di non occuparsene più dal 2016 senza contare che la stessa piattaforma Rousseau è ora gestita da una realtà terza.
Stando a quanto anticipato da La Stampa, la Gdf passerà al vaglio circa 49 fatture di importi compresi tra i 40 e i 50 mila euro al mese oltre a un paio di importi superiori ai 100 mila euro.
Tutte prestazioni, secondo Casaleggio, legate all’attività della sua agenzia che si occupa di servizi di comunicazione digitale.
Della vicenda si era occupato anche il quotidiano romano Il Riformista riportando voci di altri esponenti pentastellati che avrebbero ricevuto “contributi” dalla Philip Morris.
Con il risultato di una doppia querela da parte di Casaleggio e Philip Morris che nega ogni legame con la politica e insiste sulla consulenza richiesta per pianificare e gestire la propria comunicazione sui canali digitali. L’azienda, inoltre, si è già resa disponibile per ogni eventuale approfondimento dei magistrati.