Alice Brignoli: chiesta una condanna a 5 anni per la presunta foreign fighter

Nel corso dell’udienza che si è svolta oggi a carico di Alice Brignoli, la donna originaria del lecchese che si era trasferita in Siria con marito e figli per aderire all’Isis, il pm Francesco Cajani ha chiesto una condanna a 5 anni di reclusione.

Nella sua requisitoria, anche tenuto conto del rito abbreviato, il ha messo l’accento sul fatto che Alice non abbia mai collaborato né con i magistrati né con l’antiterrorismo per far luce sul suo ruolo nella vicenda. Eppure erano stati proprio gli uomini di quest’ultimo a rintracciarla in un campo profughi del Kurdistan dove la donna e i suoi quattro figli, l’ultimo dei quali nato proprio in Siria, si erano rifugiati dopo che il marito Mohamed Koraichi era morto in una prigione di massima sicurezza per foreign fighter dopo la disfatta dell’Isis.

Al suo rientro in Italia, Brignoli era stata arrestata mentre i figli erano stati affidati a una comunità.
La difesa ha chiesto la sua assoluzione insistendo sul fatto che la sua condotta non presenta gli estremi per la radicalizzazione. A questo punto la sentenza è attesa per la prossima settimana.

La vicenda che la vede protagonista risale al 2015 quando la madre di Alice, che viveva nel lecchese con il marito di origine marocchina, aveva trovato un biglietto di addio che le annunciava la sua partenza per la Siria.
Da questo episodio era partita una denuncia per scomparsa.

Le successive indagini avevano poi evidenziato che la coppia aveva seguito un progressivo percorso di radicalizzazione. La decisione di partire era avvenuta all’indomani della proclamazione dello Stato Islamico.
Descritto dal suo fondatore come una specie di paradiso in terra, la prospettiva di andarci a vivere aveva immediatamente fatto presa sulla coppia. Sempre più insofferenti alla vita di Bulciago, nel lecchese, dove venivano presi in giro per via della loro fede islamica – Alice si era infatti convertita all’Islam cambiando nome in Aisha – avevano deciso di partire.

Arrivati in Siria avevano vissuto dapprima a Raqqa per poi spostarsi in altre città man mano che la guerra civile avanzava. Nel primo interrogatorio, una volta rientrata in Italia, Alice aveva ricordato così quel periodo: “Ci aspettavamo un posto idilliaco per gli islamici, con case e scuole, ma abbiamo trovato la guerra”.

Alice e il marito erano finiti nell’elenco dei foreign fighters italiani ed erano tra i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito di un blitz di Digos e Ros che, nell’aprile del 2016, aveva portato all’arresto in Italia di 4 persone sospettate di voler compiere attentati in Italia. Proprio a seguito di questa inchiesta, Alice era stata rintracciata proprio in Siria dai Carabinieri del Ros e arrestata.

Gestione cookie