Penati assolto, le motivazioni: “Mancano riscontri”

Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di assoluzione della Corte d’Appello in favore di Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni accusato di corruzione. Il giudizio risale allo scorso 28 settembre e conferma l’assoluzione già arrivata in primo grado e che riguarda non solo lo stesso Penati, ma anche altri otto imputati: l’architetto Renato Sarno, l’ex segretario generale della Provincia di Milano Antonino Princiotta, l’ex manager del gruppo Gavio Bruno Binasco, l’ex ad di Milano Serravalle Massimo Di Marco, l’imprenditore Piero Di Caterina e la società Codelfa.

“Manca l’assoluto riscontro in termini probatori”, hanno scritto i giudici riguardo all’atto di corruzione, ipotesi partita dalle dichiarazioni dell’imprenditore Piero Di Caterina, che aveva dato il là alle indagini su quello che è stato definito il “Sistema Sesto”. “Non risulta – si legge nella sentenza – che le condotte attribuite agli imputati possano oggettivamente qualificarsi come atti contrari ai doveri di ufficio”.

“Nelle motivazioni della sentenza d’appello – è il commento di Filippo Penati – c’è la conferma di quanto mi aspettavo fin dall’inizio e che ho sempre sostenuto: non ho mai ricevuto soldi in cambio di favori, e gli atti che ho compiuto come amministratore sono stati tutti finalizzati all’interesse pubblico. Esprimo grande soddisfazione perché le motivazioni della sentenza d’appello confermano in modo chiaro e inequivocabile la mia estraneità al ‘Sistema Sesto’ e confermano le motivazioni della sentenza di primo grado. Tutte le ricerche sui conti correnti miei e dei miei familiari, con rogatorie anche all’estero, hanno dimostrato che non è stato versato alcun centesimo in modo illecito sui miei conti che non fosse provento della mia attività lavorativa”.

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