Lavorare in nero è pericoloso sia per chi lo fa, il lavoratore, ma anche per il titolare. I rischi sono notevoli e riguardano aspetti vari.
Non è solo legato all’omissione relativa ai pagamenti quindi al mancato versamento delle tasse ma anche ai rischi che sono direttamente connessi ai pericoli a cui si va incontro. Questo vuol dire che ci sono tantissime questioni che possono riguardare un lavoro in nero.
La legge, i contratti, le tutele esistono per andare a coprire qualunque tipo di condizione, la perdita del lavoro, la malattia, la gravidanza, l’impossibilità a proseguire nel proprio operato. Per questo motivo le direttie sono da seguire sempre.
Lavoro in nero: rischi per datore ma anche lavoratore
La tutela sul lavoro, di cui si parla sempre con maggiore specificità negli ultimi anni, è importante per tutti i partner che sono i gioco. Questo vuol dire che l’ago è perfettamente bilanciato tra lavoratori e datori. Chi pensa di “risparmiare” avendo uno stipendio più alto ma a nero oppure non pagando i contributi, in realtà è solo esposto ad un rischio molto grave.
Un tempo il lavoratore a nero era sotto una sorta di bolla, quindi il problema maggiore era soprattutto per chi offriva il lavoro. Oggi non è più così, la legge è molto chiara per tutti quindi chi accetta un lavoro senza contratto o tutele è responsabile tanto quanto chi lo offre. La normativa punisce entrambe le figure se c’è un rapporto subordinato privo di contratti.
Perché se da un lato sicuramente chi mette un determinato profilo disponibile senza alcuna tutela sta approfittando della necessità di una persona di lavorare, dall’altra però è anche questo soggetto che accetta volutamente l’offerta a non rispondere a ciò che dice la legge. Per non parlare poi di quando accade per non perdere benefici e tutele specifiche come il reddito di cittadinanza. Questo peggiora di molto la propria condizione. Basti pensare che è prevista la reclusione fino a sei anni, come si legge nel testo: “chiunque al fine di ottenere il beneficio indebitamente, rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute è punito con la reclusione da 2 a 6 anni”.
Questo vale anche per variazioni di reddito non comunicate, si rischia fino a 3 anni di carcere. Per quanto riguarda anche gli altri benefici la situazione è la medesima. Non si può fingere di essere disoccupati e quindi richiedere sconti e benefici allo Stato. In questi casi si risponde del reato di falsità ideologica come da articolo 483 del Codice Penale. Quindi si va oltre il diritto del lavoro, di cui sempre bisogna rispondere, ma si aggrava la propria posizione.