Chiara Ferragni, il pandoro gate libera la fantasia degli artisti: dai comici ai pittori, spazio anche per gli street artist. Nuovo murales.
Chiara Ferragni è distrutta. Questo si apprende da personalità vicine alla nota imprenditrice digitale che, dopo il pandoro gate, sta attraversando un periodo difficile. I follower sono in fuga e gli sponsor anche. Questo potrebbe segnare una nuova era sul piano del marketing digitale. Sicuramente apre un nuovo ciclo per quel che riguarda l’opinione pubblica. Da giorni non si parla d’altro.
Anche la satira ha cominciato ad affrontare la questione alla sua maniera. Il dibattito, poi, si è spostato sui social: il video di scuse di Chiara Ferragni è stato il più visto del suo account Instagram, quasi 100mila commenti. Proporzioni tali aprono la strada a un rimbalzo mediatico non indifferente. Sulla scia delle parole dell’imprenditrice sono partiti attacchi e parodie di diverso tipo, persino gli artisti sembrano essersi divertiti a raccontare la vicenda in forme di rappresentazione diversa.
TvBoy e gli altri: l’ultimo graffito sul caso Ferragni
La parola, in questo caso, passa alle bombolette spray. Il primo – in tal senso – è stato TvBoy che ha rappresentato la coppia in maniera goliardica. Lo street artist dalla sua può dire di essersi occupato direttamente di vari temi di attualità. Non poteva mancare la sua impronta su un fatto di portata internazionale: la vicenda pandoro e la “beneficenza scorretta” ha fatto il giro delle testate, anche all’estero. Non sembra esserci più scampo.
Di Chiara Ferragni e il pandoro Balocco devono sapere tutti, anche grazie all’estro di colleghi di TvBoy. L’ultimo è EvyRein che, a Padova, mette in mostra la coppia che si tiene la mano sotto la scritta “Attenzione pickpocket”: la dicitura che si ripresenta quando avvengono furti sui mezzi pubblici. Un tormentone nato anche su TikTok.
Social e vita vera si fondono senza incontrarsi davvero, ma basta per fare la differenza. L’imprenditrice ha promesso che chiarirà la sua posizione. L’offerta benefica al Regina Margherita di Torino, pari a un milione di euro, invece di affievolire l’indignazione ha finito per aumentare il disappunto che viene espresso in varie forme. Compresa quella artistica.