Chiara Ferragni alle strette. La celebre imprenditrice è nel mirino del Codacons. Le prime risposte dei brand non sono incoraggianti.
Il telefono squilla, i comunicati stampa arrivano. Atmosfera febbrile al Codacons dove non si fermano un attimo: le notifiche arrivano anche a Chiara Ferragni, ma stavolta non è un social. Sono le autorità che mettono agli atti la posizione di varie aziende che scelgono di smarcarsi, probabilmente, da qualcosa che ritengono più grande di loro.
È Davide contro Golia, mentre si cerca di capire se in mezzo a tutto questo castello – vendite alterate, prezzi comunicati dopo e distribuzione scorretta – ci sia un sistema che utilizzi la beneficenza come pretesto. Non solo: determinare anche se a metterlo in atto è stata la Ferragni, oppure si tratta solo di un “errore di comunicazione” come lei stessa ha più volte ribadito.
Chiara Ferragni, le società fanno un passo indietro
Gli errori di comunicazione, intanto, cercano di non farli gli altri: precisamente la società Mondelez che fa riferimento a Oreo. Seguita da Trudi, per le bambole. Una capsule collection che avrebbe dovuto sostenere un’associazione contro il bullismo. Mentre i biscotti dovevano supportare iniziative contro il Coronavirus.
Le aziende, nello specifico, fanno sapere attraverso un comunicato stampa ufficiale che non hanno assolutamente pensato di mettere in piedi iniziative benefiche di alcun genere. Idea questa che sarebbe, quindi, venuta alla Ferragni e alle sue società. Un vero e proprio distacco che se potesse farebbe anche Balocco, ma l’azienda dolciaria sembrerebbe essere troppo coinvolta. Un ginepraio di questioni, dubbi e omissioni che lasciano ben poco spazio al resto.
Un’impresa che fatica a ripartire
Una vita normale che deve prendere il sopravvento, ma non può: Chiara Ferragni si fa vedere con i figli, con il cane, con la madre, la testa però è sempre alla Procura di Milano e non solo. Eugenio Fusco, che si occupa dell’inchiesta dal primo istante, mette insieme i pezzi aspettando risposte anche da Cuneo.
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Il Comune ha richiesto i fascicoli per studiare l’inchiesta. Scatta, quindi, anche la diatriba legata alle competenze. Quel che è certo, finora, è che Chiara Ferragni risulta iscritta al registro degli indagati per truffa aggravata e le situazioni diverse sono ormai tre. Una triade che si sta trasformando in un’arma a doppio taglio in grado di celare un’attesa snervante.
Il caso Ferragni arriva in Parlamento
Non c’è altro da fare se non aspettare e sperare, ma la concretezza deve prendere il sopravvento in casa Ferragni. Per questo i legali non mollano, ma l’architettura di quest’inchiesta dimostra di avere ancora profondi sottopassaggi con cui fare i conti. Anche per questa ragione, le società, se possono, vanno altrove: prendere le distanze da qualcosa che si sta ampiamente allargando. Al punto da arrivare sui banchi della politica: sembrerebbe essere già pronta una Legge Ferragni, abbinata al possibile lucro rispetto a creator e attività benefiche. Una piega che potrebbe minare per sempre la credibilità dell’imprenditrice.