Alberto Angela, torna a parlare del rapimento: “Pensavo di morire e non vedere più i miei figli”

Alberto Angela torna a parlare di un’esperienza che ha cambiato la sua vita e di come l’ha affrontata: la paura più grande non rivedere i figli.

Tra i personaggi più amati in Italia, Alberto Angela stupendo chi magari non conosceva la vicenda, torna a parlare di un evento che ha cambiato il corso della sua vita. Un’esperienza improvvisa, inaspettata che nessuno vorrebbe mai trovarsi nella situazione di doverla affrontare: essere un ostaggio e di temere per la propria vita.

alberto angela
Alberto Angela, il racconto del rapimento (Instagram AlbertoAngela) – milano.cityrumors.it

Lo fa parlando dei suoi figli e di come la paura più grande fosse stata quella di ritrovarsi a correre il rischio di non poterli vedere crescere e diventare adulti. Il rapimento è avvenuto ormai 23 anni fa, ma se vivi una cosa del genere resta impressa nella mente e devi capire come conviverci. Con l’uscita del suo nuovo libro, Angela ripercorre quei momenti e il rapporto con i figli con il Corriere.

Alberto Angela, il rapimento: “Pensavo di morire”

Esistono attimi che possono cambiare per sempre la vita. Per Alberto Angela, quell’attimo è arrivato nel cuore del deserto africano, in una notte che sarebbe rimasta incisa nella sua memoria. Una notte in cui tutto ciò che era normale è svanito, lasciando spazio solo a un pensiero insistente e doloroso: non rivedere più i suoi figli.

Il rapimento avvenuto in Niger nel 2002 non è per lui un semplice episodio da ricordare con distacco. E’ stato un passaggio netto. L’ha definito un bivio, qualcosa che divide l’esistenza in un “prima” e un “dopo”. In quei momenti di terrore, quando intorno a lui aveva solo uomini armati, isolato dalla civiltà, si è trovato costretto a fronteggiare ciò che più spaventa l’essere umano: la consapevolezza che il tempo potrebbe finire da un secondo all’altro.

alberto e piero angela
Alberto Angela insieme al padre Piero Angela (Instagram AlbertoAngela) – milano.cityrumors.it

La mente correva a Riccardo ed Edoardo (Alessandro non era ancora nato), all’idea di perdere la possibilità di vederli crescere. La paura non era solo fisica, ma profondamente emotiva. E proprio in quell’equilibrio fragile tra panico e lucidità è comparsa la parte più razionale di lui.

La sopravvivenza, racconta, non è arrivata grazie alla forza, ma a una sorta di diplomazia istintiva. Ha capito che doveva mostrarsi sicuro, quasi autorevole, perché quei rapitori non percepissero debolezza. Doveva diventare un interlocutore, qualcuno da rispettare, così da evitare che un gesto impulsivo potesse chiudere per sempre la sua storia.

Quell’esperienza ha lasciato un segno profondo. Nel silenzio successivo, anni dopo, quando la casa si è svuotata perché i figli sono diventati adulti, quel ricordo ha assunto un sapore diverso. E’ diventato un promemoria sul valore del tempo, sulla fragilità dell’esistenza, su ciò che non si può rimandare.

Il nuovo libro in uscita

Da questa prospettiva nasce anche il suo nuovo lavoro, “Cesare. La conquista dell’eternità“, in cui Angela torna a raccontare la storia antica, ma con una voce che tradisce un rapporto più intimo con il tema del coraggio. La figura di Giulio Cesare non è solo un personaggio da studiare, ma una lente attraverso cui osservare la capacità umana di affrontare sfide titaniche.

L’impresa del ponte sul Reno, costruito in dieci giorni contro ogni logica, diventa il simbolo di ciò che si può compiere quando la determinazione supera la paura.

copertina libro: Cesare. La conquista dell'eternità
Cesare. La conquista dell’eternità, di Alberto Angela – milano.cityrumors.it

Il legame tra l’uomo del passato e l’uomo del presente si manifesta in queste pagine senza forzature. E’ una narrazione che scorre, mostrando come un’esperienza estrema possa riflettere perfettamente il modo in cui affrontiamo le battaglie interiori. E proprio per questo il libro è dedicato ai suoi figli, a quelle “grandi avventure che li aspettano nella vita“, un augurio più che un messaggio, un invito a cercare la propria strada senza lasciarsi fermare dai timori.

Il rapporto con i figli

Nel raccontare la sua storia, Angela sottolinea spesso quanto creda nel valore dell’ascolto e della libertà. Dice che ai giovani non bisogna mai dire cosa devono fare, perché ogni vita ha un proprio ritmo e una propria traiettoria. Lo dice con la fermezza di chi ha compreso quanto la paura possa immobilizzare, ma anche quanto possa diventare motore di cambiamento quando viene compresa e non subita.

Oggi i suoi figli sono cresciuti, hanno lasciato il nido e la casa si è fatta più silenziosa. Un silenzio che non pesa, ma che invita alla riflessione. Il vuoto delle stanze non è mancanza, è trasformazione. E’ il segno che il tempo è passato, che i bambini sono diventati uomini, che quel terrore provato nel deserto non si è avverato. E’ anche il motivo per cui considera fondamentale lasciare ai ragazzi la possibilità di costruire la propria storia, con i propri errori e le proprie conquiste.

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