Trapper Shiva resta in carcere: la decisione del Tribunale del Riesame di Milano

E’ conosciuto da tutti come il trapper Shiva, Andrea Arrigoni e per il Tribunale del Riesame di Milano, dovrà rimanere in carcere. Il trapper è accusato di tentato omicidio a seguito della sparatoria avvenuta lo scorso luglio

All’anagrafe è Andrea Arrigoni, ma è noto come Shiva. Il trapper 24enne accusato di tentato omicidio per la sparatoria avvenuta a luglio di questo anni davanti al suo studio di registrazione a Settimo Milanese rimarrà in carcere. A stabilirlo è il Tribunale del Riesame di Milano che ha rigettato la richiesta della difesa del giovane di revocare l’ordinanza con la quale il trapper è finito in carcere lo scorso 26 ottobre con l’accusa di tentato omicidio.

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Trapper Shiva resterà in carcere, la decisione del tribunale di Milano (@instagram) – milano.cityrumors.it

Secondo la ricostruzione dei fatti effettuata dagli agenti della squadra Mobile e le indagini coordinate dal pubblico ministero Daniela Bartolucci, l’artista sparò alle gambe più volte verso due rivali del gruppo “Seven Zoo” che ha come capo Rondo Da Sosa. I legali del 24enne non ci stanno alla decisione del tribunale del Riesame e ribadiscono la loro versione dei fatti.

Trapper Shiva rimane in carcere. Rigettata la richiesta della difesa

Dopo la decisione dei giudici del Tribunale del Riesame di Milano, i legali del trapper Shiva, gli avvocati Daniele Barelli e Marco Campora ribadiscono davanti ai giudici la loro verità, ossia che il loro cliente, Andrea Arrigoni, “non ha sparato per uccidere ma anzi ha subito una aggressione da due personaggi pericolosissimi”. I due soggetti menzionati dai difensori del 24enne Shiva sono il 25enne Alessandro Maria Rossi e il 30enne Walter Pugliesi, entrambi lottatori professionisti di Mmac – ovvero arti marziali miste.

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L’agguato avvenuto davanti alla casa discografica di Shiva (ANSA)

Poi i legali di Arrigoni continuano spiegando in Tribunale che i due rivali del loro assistito lo avrebbero attaccato per primi spaccandogli addirittura la mandibola. Secondo gli avvocati, dunque, chiedendo la scarcerazione e in subordine i domiciliari, a Shiva si possono contestare solo le lesioni. Oppure, come riporta anche il Corriere della Sera: l’intero episodio avvenuto andrebbe visto, in modo più corretto, come un “eccesso colposo di legittima difesa”.

Infine, l’avvocato Daniele Barelli, in commento alla decisione del Tribunale del Riesame di Milano e la scelta di rigettare la proposta avanzata dai due difensori dell’artista, ha dichiarato: “Attenderò le motivazioni della decisione presa. Rispetto per il tribunale, ma nel merito non condivido la decisione presa. Credo che la permanenza in carcere sia del tutto immotivata ed esagerata. Un conto è il processo e un conto è la carcerazione preventiva”.

La sparatoria dell’11 luglio

Il trapper Shiva che vanta un seguito da 2 milioni di follower e da 5 milioni di ascolti su Spotify e che prima del suo arresto, lo scorso 26 ottobre, aveva da poco lanciato il suo ultimo singolo radunando in piazza Scala a Milano una folla di centinaia di giovanissimi fan, si è trovato lo scorso 11 luglio coinvolto in una sparatoria avvenuta tra Milano e Settimo Milanese.

Quella sera di metà luglio due ragazzi milanesi vennero colpiti alle gambe con diversi proiettili esplosi da una pistola. Il fatto avvenne davanti la sede della casa discografica Milano Ovest dove il trapper 24enne quel giorno era a lavoro per registrato il nuovo singolo. Gli agenti della Polizia intervenuti al civico 154 avevano riscontrato la presenza di uno solo dei feriti, che aveva però rifiutato il ricovero in ospedale e, inoltre, aveva fatto sapere di non voler raccontare niente di quanto successo.

A distanza di qualche ora dalla sparatoria, un secondo ragazzo si era presentato al pronto soccorso dell’ospedale di Vimercate. Anch’egli, come il primo giovane, presentava una ferita d’arma da fuoco a una gamba. In questo caso, il giovane ferito, secondo quanto riportato poi in una nota della Questura di Milano, il ragazzo aveva fornito agli agenti una “fumosa e mendace spiegazione di quanto accadutogli, riconducendo il ferimento all’azione da parte di cinque ignoti aggressori”.

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